Ci beccavamo nel bando, sopra il Booster /
Anna fattura e no, non parlo di buste

Se non conosci questa strofa o sei nato prima di Tangentopoli o negli ultimi anni hai deciso di vivere da anacoreta sulle pendici del Monteluco come Isacco.

Qualunque sia la risposta, inoltriamoci lo stesso in quello che è il primo singolo di Anna – all’anagrafe Anna Pepe – classe 2003 – si, Duemila e tre – di La Spezia che in 4 settimane dalla data di pubblicazione del 31 gennaio 2020 ha conquistato diverse vette:

#3 su Spotify

#2 su Shazam

#4 su Apple Music

La rapper sedicenne vanta un passaggio a rotazione su tutte le radio nazionali. Un pezzo che è diventato a tal punto nazional-popolare da vantare una cover fatta anche da Tiziano Ferro e che ha permesso alla giovane cantante ligure di firmare un contratto con Universal.

Ok, tutto molto bello, ma io lo so che ti stai chiedendo cosa sia il fatidico “bando” che dà il titolo alla canzone. Sappi che si tratta delle abandoned house (o Trap house) utilizzate per la produzione e lo smercio di droghe.

Pinterest

Nulla di nuovo nel panorama Rap, a dire il vero. Prima che l’Italia ne scoprisse l’esistenza, la Trap in America era già un fortunatissimo sottogenere del Rap. [Il genere nasce all’inzio degli anni Duemila negli Stati Uniti e, fin dal principio, i temi trattati nelle canzoni trap sono inerenti al mondo della droga. Caratterizzata dall’uso massiccio di elettronica e suoni come la drum machine o l’autotune, presenta bpm rallentati che creano un’atmosfera ipnotica]. derivante dal Sothern hip hop [Il Southern hip hop, detto anche southern rap, south coast hip hop o dirty south è un tipo di musica Hip Hop nato nei tardi anni novanta, emerso nel sud degli Stati Uniti], nato nei sobborghi di Atlanta, appunto nelle Trap Houses, e utilizzata per indicare la musica legata a quel tipo di contesto.

La Trap ha le sue radici negli anni ’90, quella che dai più viene considerata la Golden Age del Rap e i primi a sperimentarne i suoni e l’immaginario furono Master P, UGK, Ghetto Mafia e altri esponenti che nei pezzi iniziavano a raccontare la loro vita nelle gang.

Nel 2003 esce “Trap muzik” di T.I., che consolida l’immaginario creato dai già citati. Nonostante l’importanza del disco la vera rivoluzione partì nel 2005, con l’uscita di “Trap House” di Gucci Mane, oggi considerata la bibbia della Trap e particolarmente ricordata per il singolo “Icy”, in cui partecipa anche Young Jeezy, altro pionere della Trap emerso in quegli anni. Dopo il lavoro Gucci Mane viene consacrato come “Trap God” ed è tuttora sul “trono”.

Anni dopo, nel 2010, arriva “Flockaveli” di Waka Flocka Flame, disco che introduce nella Trap un sound molto più crudo e violento, anche grazie alle produzioni di Lex Luger, che rinnova completamente le classiche sonorità Trap. Secondo alcuni il lavoro dell’MC di Atlanta darà le basi per il Drill (tipo di musica Trap nata nel South Side di Chicago intorno al 2010), nato pochi anni dopo.

Nello stesso periodo inizia ad emergere Future, altro innovatore, seppur in modo paradossalmente diverso. Future introduce l’uso dell’autotune, [Nato poco più di 20 anni fa grazie alla Antares Audio Technologies, l’autotune è un software nato per correggere l’intonazione dei cantante e aggiustare alcune sporcature della voce, benché venga spesso utilizzato anche per creare particolari effetti di distorsione] utilizzando anche il cantato ed un immaginario leggermente diverso, che tratta spesso del consumo di droghe come la codeina (Nonostante non sia stato lui a farla entrare a far parte della cultura Hip-Hop), cambiando completamente il concetto di musica Trap.

Insomma: La musica Trap è partita in modo relativamente semplice, per poi generare un movimento musicale e culturale enorme e con mille sfaccettature, indubbiamente tra i sottogeneri più ampi ed importanti degli ultimi 10 anni.

Il percorso che ha portato questo stile ad essere, oggi, il più ascoltato dagli under 20 e a far conoscere Sfera Ebbasta e Achille Lauro anche a mia madre è molto intricato e complesso. Dal mio punto di vista si tratta di uno snaturamento del genere, che ha preso un prodotto e lo ha edulcorato, ficcandoci dentro a forza, come in un tacchino della festa del ringraziamento, le sonorità che nella nostra penisola sono più conosciute: Pop ed elettronica.

È questo il caso di “Bando” che seguendo la scia di artiste come Chadia Rodriguez, Beba e Madame usa il rap mescolandoci dentro altro, che può anche andare bene, purché venga fatto bene.

«Di ragazze che fanno rap ce ne sono poche. Di ragazze che fanno rap bene meno» dichiarava Andrea Lanfranchi del Corriere della Sera parlando di Bando. Tralasciando il fatto che la scena rap pullula di grandi talenti femminili: Leslie, Lady Skull, Marteena, Phedra per citarne solo alcune in Italia, senza scomodare le icone d’oltreoceano – Micki Minaj, Missy Elliot, Cardi B, Remy Ma, Lil’ Kim – aspetterei prima di sperticarmi in elogi sul rap della giovane ligure.

Almeno fino al primo progetto ufficiale.