Da ben 44 anni le spoglie mortali di Francisco Franco riposavano sotto una lastra di granito pesante una tonnellata e mezza, all’ombra di una gigantesca croce nella Valle de Los Caidos. Miseri resti in decomposizione: carbonio, zinco, legno e poco più. Gli spagnoli li chiamavano momia, “mummia”.

Eppure l’esumazione del Caudillo e la scelta del nuovo luogo cui destinare il suo riposo eterno sono state al centro di un acceso dibattito parlamentare e di un aspro confronto nella società spagnola, a partire dal 2007 con l’approvazione della Ley de Memoria Histórica ad opera dell’allora governo guidato da Luis Zapatero che stabiliva «riparazioni a favore di chi aveva subito persecuzioni e violenze durante la guerra civile e la dittatura».

Con ogni probabilità, la polemica sui resti mortali del dittatore non si è conclusa nella giornata del 24 ottobre, con lo spostamento del corpo nel cimitero civile di El Pardo, 25 chilometri a nord della capitale, in un luogo privato e molto meno celebrativo. Per quale motivo il cadavere del Generalissimo ha meritato tutta questa attenzione e perché la sua esumazione e il trasferimento sono state celebrate come una vittoria dal socialista Pedro Sánchez a così pochi giorni dalle elezioni spagnole? La ragione, probabilmente, risiede nel misticismo e nell’aura che i corpi dei leader emanano. I loro cadaveri continuano ad esercitare un forte impatto sulla memoria collettiva del paese che hanno guidato.

La loro morte, pacifica o violenta che sia stata, e la loro destinazione finale sono spesso lo specchio della società che li ha sostenuti o abbattuti. Nessuno può cancellare dall’immaginario collettivo il corpo di Mussolini appeso a testa in giù in piazzale Loreto, la prima foto del Che stanato in Bolivia, la mummificazione della salma di Eva Perón o le foto del funerale di Gandhi, la cui pira fu osservata da milioni di persone e immortalata da Cartier-Bresson. Persino le spoglie abbandonate di Pol Pot o quelle disperse in mare di Bin Laden raccontano qualcosa.

I tentativi di damnatio memoriae o di agiografia postuma passano quasi sempre anche attraverso i resti del corpo ed il luogo di sepoltura del leader e hanno anch’essi un preciso significato politico. Questa rubrica propone mensilmente un “viaggio fisico”, nei luoghi in cui sono sepolti i corpi di grandi personaggi storici che dopo la morte continuano ad essere venerati o disprezzati.

Pulvis es et in pulverem reverteris, ma certi colpi sollevano “polveroni” anche dopo la morte…