L’azienda americana Autoblow ha lanciato qualche giorno fa una novità sul mercato: il primo apparecchio meccanico che pratica la fellatio utilizzando l’intelligenza artificiale. Avete letto bene, e tutto al modico prezzo di 259$ (per i curiosi ecco il link). Oltre che ai lampanti paragoni con “The Big Bang Theory”, e il tentativo di Wolowitz di farsi masturbare da una macchina terminato in una struggente visita al pronto soccorso, la notizia apre le porte ad una cosiddetta riflessione. Nello specifico una riflessione sulla relazione tra sviluppo tecnologico ed eros – nella sua accezione classica, cioè voglia di scopare.

ElaborateNastyGeese-mobile

Che la creazione di una replica umana fosse guidata dall’eros non dovrebbe stupire nessuno. La storia è piena di esempi di riproduzioni umane – surrogati – utilizzate per pratiche sessuali. Già nelle metamorfosi di Ovidio, per esempio, si parla esattamente di questo; un tale di nome Pigmalione deluso dalla rozzezza e dalle imperfezioni che la natura aveva dispensato alle donne, decide di scolpirne una che rispettasse i suoi elevatissimi standard, e se ne innamora (si potrebbe definire il primo incel). Similmente, i marinai olandesi costruivano bambole di pezza che a turno infarcivano delle loro nautiche e, probabilmente, sifilitiche, eiaculazioni nel corso di solitarie e lunghe scampagnate nei mari del mondo.

E anche oggi le migliori riproduzioni umane non si trovano nei laboratori delle università, ma nei siti che vendono silenziose e fedeli compagne/i, progettati per non tradirvi e per rimanere estaticamente immobili ad ascoltare le vostre sconclusionate riflessioni sul mondo. In inglese le chiamano Love Dolls, la cui traduzione più adatta in italiano mi sembra: “bambole da amare”. Anche se ontologicamente si dovrebbero chiamare più precisamente “bambole da cui avere l’illusione di essere amati”. Esattamente come per il nostro caro Pigmalione, queste bambole – che vengono paragonate ad un vero e proprio capolavoro dai propri costruttori e a vedere quanto costano, attorno ai 4000$ per il modello base, meglio che lo siano – assomigliano in tutto e per tutto a degli esseri umani.

Il video lancio di Autoblow

In un mondo in cui la sessualità si risveglia, all’uomo e alla donna viene richiesto di competere con un mercato enorme. La competizione è il motore dell’innovazione, pare, ma dal punto di vista psicologico per quelle piccole-medie imprese chiamate esseri umani, la pressione può essere troppa. Quindi una volta sconfitti o demoralizzati dall’insostenibile pressione dell’essere meglio di 7 miliardi di persone non resta che rassegnarsi, rifugiandosi nell’apatico, ma sicuro, abbraccio di una donna o di un uomo inanimati. Se aggiungiamo che a questa somiglianza fisica, oggi si è iniziato ad implementare anche l’intelligenza artificiale, abbiamo messo insieme gli ingredienti per una bella distopia.

Ma come mai lo sviluppo tecnologico, ci si potrebbe lecitamente domandare, prospera proprio nel settore della riproduzione. E la risposta mi pare una sola: perché c’è chi è disposto a pagare.

Una scena tratta dai Guardiani della Galassia II

C’è una forte correlazione tra sviluppo tecnologico e capacità di essere monetizzabile dei prodotti del mercato dell’eros. Nello stesso modo in cui la connessione veloce divenne possibile grazie agli investimenti dei colossi della pornografia (oltre il 30% del traffico di internet riguarda la pornografia e oltre 12% dei siti contengono materiale pornografico – per approfondire la tesi), lo sviluppo dell’intelligenza artificiale sembra avanzare a gonfie vele nel mondo del sesso. Gli umanoidi, per quanto spaventino se immaginati ad occupare mansioni del quotidiano, grazie forse anche al lavoro instancabile di Asimov, non suscitano altrettanto timore se immaginati nella sfera sessuale.

Ed è facile anche capire perché: da un lato abbiamo visto come storicamente l’atto sessuale con surrogati umani sia un fatto forse non discusso apertamente ma generalmente accettato. Dall’altro lato, basti pensare alla considerazione quasi disumanizzante che abbiamo nella società contemporanea per i lavoratori nella sfera sessuale, già di fatto disumanizzati. Questa disumanizzazione ci rende l’immagine di una prostituta androide, per esempio, molto più accettabile, di quella, che ne so, di un pittore, di uno scrittore o di una forza dell’ordine androide.

Potrebbero esserci due spiegazioni: una economica, l’altra si potrebbe definire psicologica.

Il meccanismo economico è abbastanza semplice, visto che il prodotto tecnologico della pornografia rimane quello più monetizzabile nel breve periodo, è facile vedere come questi settori si possano permettere la spesa in ricerca e sviluppo necessaria per sviluppare nuove tecnologie. Formalmente si direbbe che il Return on Research Capital (RORC)- gli euro generati da un euro investito in ricerca e sviluppo – del settore della pornografia è più alto rispetto a quello di altri settori che dovrebbero spendere molto di più per generare lo stesso introito.

L’altro fenomeno, quello psicologico, invece mi sembra più oscuro. La disumanizzazione del sesso, e la sua riproduzione rituale legata solamente al piacere fisico, è forse sintomatica di una dilagante e permeante ricerca del piacere. Piacere che però viene concepito assieme al suo negativo, il senso di colpa. Dualità che in fondo, mi pare, si potrebbe ricondurre alla radice cattolica del consumismo, che teorizza la costante ricerca di piacere insita nell’uomo e la sua costante punizione da parte di una divinità che però altrettanto liberamente concede il perdono (Slavoj Zizek). Sempre ragionando in termini Hegeliani si potrebbe dire che la disumanizzazione operata grazie alla tecnologia rappresenta la sintesi di queste due forze conflittuali. Il surrogato permette così di raggiungere un’equilibrio, moralmente più accettabile della prostituzione, nel liberarsi di questo costante e opprimente senso di colpa, ottenendo, in aggiunta, anche l’impressione costante che tutto sia reale.

Tecnologia ed Eros sembrano dunque legati da un destino comune, e l’espansione del primo, mi sembra, guidato dalle pulsioni del secondo. Anche perché, in fin dei conti, il modo più sicuro di entrare nelle vite delle persone è far gola a quello che alla vita ci sta attaccato.