Il continente antartico è ufficialmente l’unica zona del globo terrestre smilitarizzata. Questa speciale condizione è garantita da un trattato internazionale firmato il 1°dicembre 1959, a Washington ed è entrato in vigore il 23 giugno 1961. L’Italia ha aderito nel 1981.

  Il Trattato si propone di favorire la libertà di ricerca e la cooperazione internazionale tra le Parti, attraverso una costante attività di scambio di informazioni e di ricercatori tra le diverse Stazioni logistiche. Il Trattato dispone infine il congelamento delle pretese di sovranità territoriale delle Parti sull’Antartide, funzionale ad un utilizzo pacifico del continente

Il continente ghiacciato ha una peculiarità: non ha mai visto scontri armati sul suo territorio per il suo controllo, anche prima del trattato. Eppure vi sono Stati che ne rivendicano delle porzioni.

Guardandolo dall’Europa sembra un continente lontanissimo, ma per alcuni europei è un luogo vicino su cui da molto tempo vi sono pretese di diritti di sfruttamento. 

Durante il periodo delle dittature sudamericane del XX secolo si sono susseguite rivendicazioni territoriali, sopite solamente al termine di quelle esperienze e dall’introduzione del trattato.  

© SteveAllenPhoto / Getty

L’interesse per la scoperta di nuovi territori nelle zone del sud è strettamente legato ai viaggi di esplorazione a cavallo tra XIX e XX secolo. La corsa all’Antartide prese spunto dai viaggi di James Cook che fecero emergere la possibilità dell’esistenza di un continente oltre i ghiacci meridionali. 

Dalle esplorazioni di Cook alle spedizioni eroiche in Antartide trascorsero quasi cento anni. L’obiettivo principale degli esploratori di fine XIX fu quello di superare le mura di ghiaccio che nascondevano l’Antartide: così tra il 1897 e il 1912 esploratori belgi, britannici tedeschi e scandinavi si fecero promotori di spedizioni nel continente dei ghiacci. 

Ogni spedizione studiò un pezzo di continente, che oggi rappresenta la porzione di territorio rivendicata dalla nazione di origine dell’esploratore, come si può facilmente individuare dalla mappa. Argentina, Cile, Australia, Nuova Zelanda, Francia, Gran Bretagna e Norvegia, costituiscono i sette principali Paesi che hanno rivendicazioni territoriali, ma sono gli USA a farla da padrone. Da quando con le operazioni deep freeze hanno raggiunto il polo geografico, a fine anni cinquanta, si riservano di rivendicare porzioni di territorio a loro piacimento. La dottrina Carter impone come presenza USA nel continente minimo quattro basi scientifiche. L’Australia vorrebbe il 44% del Continente, la Gran Bretagna un milione circa di kmq, fondali compresi, sfruttando come appiglio le Falklands. La Russia, invece, si è inserita nel vuoto lasciato dall’URSS, rivendicando zone occidentali del continente lasciate liberi dagli altri contendenti.    

Durante le prime esplorazioni del continente le basi di partenza e il supporto logistico erano fornite principalmente dall’Argentina e Cile, così da offrire un ulteriore appiglio agli stati sudamericani nelle rivendicazioni, supportate dalla vicinanza geografica. Questa prossimità territoriale ha consentito lo sviluppo di teorie geopolitiche che miravano all’esclusività sudamericana nella porzione di territorio antartico di fronte alla Terra del Fuoco. 

La teoria geopolitica sudamericana è sicuramente la più strutturata ed  ha individuato l’area di interesse nel quadrante di 90 gradi tra i meridiani di Greenwich e quello di 90 gradi ovest. Tale quadrante sarebbe riservato ai programmi d’intervento dei paesi latinoamericani all’indomani dell’auspicato allontanamento di altri paesi, quali la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, il Giappone, la Cina e la Russia. A supportare i paesi latino americani vi è la Spagna, membro di un’alleanza ispanofonica, tesa a creare un “quadrante ibero-americano” in Antartide. 

Base argentina Esperanza. © Andrew Shiva

Il mondo sud Americano conta anche la politica isolata del Brasile, se paragonato al Cile e all’Argentina (principali paesi del quadrante ibero-americano), questo paese è fortemente svantaggiato dal punto di vista geografico, ma fortemente intenzionato ad avere un ruolo tra i ghiacci, sfruttando la posizione sulle vie di comunicazione verso sud.   

Ma vi sono anche altri Paesi, geograficamente lontani che hanno installato delle basi di ricerca scientifica nel continente dei ghiacci: Germania, India e persino l’Italia che conta due basi (una in cooperazione con la Francia). Non potevano mancare i due giganti dell’estremo oriente, Cina e Giappone. 

La base italo-francese Concordia. @ European Space Agency

Fermo restando le motivazioni scientifiche del trattato, perché così tanti paesi rivendicano un immenso continente ricoperto di ghiaccio che non potrebbe consentire la vita o installazioni di insediamento umani permanenti? 
La risposta può sembrare ovvia, l’Antartide è un continente vergine ricco di idrocarburi e risorse minerarie, nonché presenta enormi riserve ittiche, ma soprattutto contiene circa l’80% di risorse idriche del pianeta.

Più che per la domanda di idrocarburi, il continente bianco è da tenere in considerazione per l’unico bene che garantisce la vita sulla terra: l’acqua.
Considerando che tra i motivi di conflitti del XXI secolo le risorse idriche avranno un peso molto vicino a quello delle risorse energetiche, garantirsi un bacino di approvvigionamento sicuro sarebbe un utile strumento geopolitico di dissuasione, ma anche un’ utile misura per fronteggiare il rischio dell’avanzata del fenomeno della desertificazione e di tutto ciò che concerne i danni legati al surriscaldamento globale e l’innalzamento delle acque oceaniche salate. 

© blickwinkel/Alamy

Ma questo proposito è giustamente frenato dalle politiche del trattato del sistema Antartico, che ha come scopo lo studio e la ricerca scientifica, almeno fino allo scoppio della pandemia.

L’Antartide è forse l’unico continente risparmiato dalla COVID-19, ma gli effetti indiretti della pandemia si stanno facendo (e si faranno) sentire anche in questo angolo remoto del Pianeta. Mentre molte nazioni sono state costrette a rivedere i programmi di esplorazione scientifica attorno al Polo Sud – per scongiurare il rischio di focolai difficilmente gestibili in luogo così inospitale – alcuni attori politici internazionali stanno approfittando di questi “spazi vuoti” per aumentare la propria sfera di influenza nel continente ghiacciato.
Senza un trattato a regolamentare lo sfruttamento minerario delle risorse polari, la regione Artica sta diventando sempre più militarizzata – un monito su ciò che potrebbe accadere in Antartide nel prossimo futuro.

L’Antartide è l’archivio del pianeta e non va assolutamente contaminato o distrutto. E’ grazie all’attività scientifica in questo continente che si è scoperto il buco dell’ozono, è grazie alla ricerca scientifica in questo continente che si sono attuate politiche di cooperazione volte allo studio e alla risoluzione di problemi che coinvolgono l’intera umanità. I tagli imposti dal lockdown finiranno per penalizzare importanti ricerche su clima, scioglimento dei ghiacci e innalzamento del livello dei mari, perché l’Antartide è prima di tutto un territorio che genera collaborazioni scientifiche di altissima qualità.
Riusciremo salvaguardare il custode della nostra storia o prevarrà l’interesse di singoli gruppi di potere?