Nel primo giorno dell’anno, The Pitchure ha selezionato la foto del meglio e del peggio del 2020 per le nostre categorie di Risiko, Galileo, 7muse e Olympia.
GALILEO
Il 2020 è stato l’annus horribilis del Covid-19, un anno pandemico: dai primi campanelli di allarme con le prime notizie di inizio gennaio; poi sfociati nei i tragici mesi di lockdown, restrizioni e sospensione; fino alla luce di speranza rappresentata dal vaccino.

Il 2020 è stato un annus horribilis, quello della pandemia di Covid-19. Il virus ha contagiato 83 milioni di persone, uccidendone 1 milione e 800mila nel mondo, oltre 74mila nel nostro paese. Difficilmente ci toglieremo dalla mente le immagini delle processioni funebri: dai camion con le bare di Bergamo, alle fosse comuni di Manaus.

Alla sospensione, sofferenze e restrizioni sembra finalmente esserci un limite, a patto che ci vacciniamo. Sono le vaccinazioni e non solo i vaccini a debellare le malattie.
RISIKO
Inutile girarci intorno, l’evento politico dell’anno è stato il voto in America, l’elezione più importante del pianeta Terra. Il 3 novembre agli americani è stato chiesto di scegliere tra Donald Trump e Joe Biden. Una quesito certo non invidiabile e che non ha ottenuto risposta fino al 7 novembre. In quattro interminabili giorni sono successe, è il caso di dirlo. Alla fine, possiamo sbilanciarci senza che nessuno si sorprenda, sembra aver vinto il meno peggio.

La conferenza stampa in cui i legali di Donald Trump non hanno riconosciuto la sconfitta si è tenuta al Four Seasons di Philadelphia. Non al Four Seasons, la nota catena di alberghi, ma davanti al “Four Seasons Total Landscaping”, un negozio di giardinaggio situato accanto a un negozio di pompe funebri e a uno che vende video porno.

Joe Biden e Kamala Harris sono decisamente lontani dall’essere “il bene” assoluto, ma è abbastanza probabile che il mondo non avrebbe potuto permettersi altri quattro anni di Donald Trump.
7MUSE
Si è appena concluso un anno interamente segnato dal SARS-CoV-2 che ha condizionato le nostre vite e le nostre abitudini, i nostri interessi e le nostre passioni.
Non può essere certo un contraltare equivalente, ma il torpore del mondo della cultura coi suoi desolanti vuoti è stato parzialmente riempito da nuove modalità di fruizione, soprattutto digitali.

Per la cultura, il 2020 è stato un anno nero con teatri, musei, cinema e scuole chiuse. Un esempio per tutti è stata la prima della Scala senza pubblico, lo scorso 7 dicembre.

L’uomo è l’animale che si ambienta, a qualsiasi condizione e di fronte a qualsiasi difficoltà. La pandemia non è certamente stata un’occasione: ha quasi rischiato di distruggere il mondo della cultura, che però ha reagito. Con fatica e molte sofferenze, la scuola, le associazioni e gli istituti culturali hanno cercato di far fronte alle restrizioni. Didattica a distanza, ricorso ai social network, indicizzazione online fanno tutti capi a un unico elemento che potrebbe essere salvifico per la cultura: la rivoluzione digitale, un fenomeno in corso da anni, ma che con la pandemia è stato incentivato.
OLYMPIA
Lo sport è stato duramente colpito dalla pandemia, a tutti i livelli: professionistico e olimpico, ma anche amatoriale. Una componente importante della nostra vita, quella motoria e associativa, ci è stata privata dal 2020.
In questo anno a stadi chiusi e senza torcia olimpica, molto atleti sono “scesi in campo” con gesti e azioni politiche che sembrano aver raccolto la fiamma accesa dalla società civile.

Il 2020 verrà ricordato come l’anno in cui per la prima volta in tempo di pace non si svolgeranno le Olimpiadi. A tutti i livelli le principali manifestazioni sportive hanno subito restrizioni, slittamenti o cancellazioni.

Con gli stadi In questo anno a stadi chiusi però molti sportivi sono scesi in campo per raccogliere la sfide che la società ha sottoposi. Nel 2020 lo sport si è “impegnato” con gesti e azioni politiche che sembrano raccogliere la sfide della nostra società, su tutti la fiamma accesa dalla società civile: proteste per porre fine alle ingiustizie e alle rivendicazioni politiche. Su tutte, ovviamente, il Black Lives Matter a cui hanno aderito moltissimi sportivi come Lewis Hamilton.