Il calcio femminile, dopo anni di buio, sembra aver raggiunto la maturità. Grazie ad interventi mirati e riforme oculate, il movimento sta raggiungendo un bacino di utenza sempre più crescente. La lotta della FIGC per ottenere il passaggio al professionismo ha finalmente dato i suoi frutti. Dalla stagione 2022/2023 le giocatrici avranno pari tutele dei colleghi. Il giusto riconoscimento ad uno sport che vuole coinvolgere sempre più atlete e raggiungere importanti traguardi. Nonostante uno scettiscismo di base, l’obiettivo per il futuro è consolidare questa realtà ed essere apri pista per il professionismo di altre federazioni sportive femminili. Lo slogan #Ilnostrodomaniora mostra la volontà delle calciatrici di costruirsi un avvenire da protagoniste all’interno del calcio italiano.
Il calcio femminile è un movimento in continua evoluzione nel nostro paese. Dal suo inizio, però, ha dovuto affrontare una serie di ostacoli e stereotipi, prima di raggiungere solo di recente credibilità e attrattività. La qualificazione ai prossimi Campionati Europei in Inghilterra, ottenuta a febbraio, dà continuità ad un processo di crescita frutto di politiche virtuose. Le gesta delle ragazze di Milena Bertolini hanno riacceso i riflettori su una disciplina data quasi per morta, cogliendo una risonanza inaspettata.
La presa di controllo della FIGC delle principali manifestazioni nazionali (Serie A, Serie B, Primavera, Coppa Italia e Supercoppa), dalla stagione 2018-2019, ha facilitato la crescita della disciplina. Prima di allora i tornei femminili erano sotto la Lega Nazionale Dilettanti.
Ma facciamo un passo indietro. Le prime apparizioni risalgono al 1933, quando a Milano sorse il Gruppo Femminile Calcistico. Quest’iniziativa instaurò un effetto domino in tutto lo Stivale. Con la diffusione della notizia iniziarono a nascere molte squadre femminili. L’euforia venne però stroncata sul nascere: il CONI bandì tutte le attività sportive non regolamentate, tra cui anche il calcio femminile.
Il primo campionato venne disputato nel 1968 ed a vincerlo fu l’ACF Genova. Ente organizzatore: la Federazione Italiana Calcio Femminile. Ai tempi si trattava di una mossa forte e provocatoria, che celava non solo la passione della popolazione femminile per il gioco, ma anche l’intento di rivoluzionare l’intera società italiana. In quegli anni, infatti, il Paese stava vivendo un periodo di pieno fermento sociale e politico. Rivoluzionare uno sport che si stava confermando come il più seguito della nazione voleva essere un segno di ribellione e cambiamento.
Dopo anni di lotte, nel 1980, il CONI riconobbe ufficialmente la disciplina. Da quel momento ne seguì una rapida ascesa. Negli anni ’90 infatti, la Nazionale collezionò straordinari risultati in campo internazionale: quarti di finale al Mondiale 1991, secondo posto agli Europei del 1993 e del 1997.
La finale dell’Europeo, persa dalla Nazionale di Sergio Guenza contro la Germania il 12 luglio 1997 allo stadio Ullevaal di Oslo, avrebbe potuto essere la definitiva consacrazione. Con il nuovo millennio, però, le istituzioni decisero di fare un passo indietro, lasciando società e giocatrici nell’oblio. Puro dilettantismo e poche possibilità sembravano sancire un inevitabile stazionamento.
Nel 2015 la FIGC, grazie anche alla spinta della UEFA, ha deciso di rilanciare questa disciplina con un programma di sviluppo del calcio femminile. L’obiettivo è quello di rifondare il movimento, riconoscendo in esso un fattore fondamentale per il futuro del pallone italiano. Alla base del progetto c’è il potenziamento dei settori giovanili di livello. Infatti, sempre in quest’ottica, viene anche introdotto l’obbligo di tesserare almeno venti ragazze Under-12.
La possibilità di acquisire titoli sportivi è stata cruciale, in quanto ha consentito l’ingresso dei club professionistici maschili nelle massime serie. Gli investimenti non sono tardati ad arrivare: nel 2015 la Fiorentina rileva la Firenze Calcio Femminile; nel 2014 il Sassuolo rileva la Reggiana; tre anni dopo, dalle ceneri del Cuneo, viene fondata la Juventus; la stagione seguente è il turno di Milan, Hellas Verona, Roma e Inter, che acquisiscono rispettivamente Brescia, Women Hellas Verona, Res Roma e ASD Inter Milano.
I primi frutti vengono raccolti già al Mondiale del 2019 in Francia. In questa occasione le Azzurre centrano, contro ogni pronostico, la qualificazione ai quarti di finale. Durante la rassegna iridata lo share televisivo ha raggiunto i 4.88 milioni di telespettatori di media a partita. Italia-Brasile, valevole per i gironi eliminatori, ad esempio, risulta ancora oggi la partita femminile più seguita, con 7.32 milioni di persone.
L’eco mediatico di questa impresa ha portato anche ad un notevole aumento del numero di tesserate. Come dichiarato da Ludovica Mantovani, presidente della Divisione Calcio Femminile, nel 2020 è stata superata la soglia delle 30.000 tesserate.
Il Presidente della Repubblica Mattarella ha ricevuto le azzurre al Quirinale. La prima volta in occasione del 120° della FIGC, la seconda dopo l’avventura mondiale. In queste due occasioni Sara Gama, capitano della Nazionale e della Juventus, ha esposto al Governo le soddisfazioni raggiunte e i sogni nel cassetto dell’intero movimento.
Il 9 luglio 2019, nel secondo ricevimento dal Presidente della Repubblica, la centrale azzurra, prima donna vicepresidente dell’Assocalciatori, ha gridato con forza la necessità di equità tra calcio maschile e femminile, citando l’Articolo 3 della Costituzione. L’intervento è stato particolarmente apprezzato dal Capo di Stato, che ha riconosciuto l’incombente necessità di attuare riforme.
A livello burocratico e normativo sono due i passaggi fondamentali. Innanzitutto l’emendanento Nannicini-Matrisciano, firmato nel dicembre 2019. Si tratta del documento più significativo a favore dello sport femminile, nel quale si garantiscono incentivi alle società che tesserano atlete con contratti di lavoro sportivo. Inoltre, nell’ottobre 2020, il Senato ha approvato un secondo emendamento (presentato dallo stesso On. Nannicini), che mira da una «sostenibilità economica nel passaggio al professionismo degli sport femminili».
Il calcio, dunque, sarà la prima disciplina a raggiungere il professionismo in ambito femminile. L’appuntamento è fissato per la stagione 2022/2023. Il contratto professionistico darebbe alle atlete le tutele economiche e sanitarie riconosciute ai colleghi. La mancanza di quest’ultime ha influito notevolmente nella decisione della FIGC di annullare definitivamente lo scorso campionato di Serie A. Per arrivare pronti, gli esponenti federali hanno promosso una serie di investimenti atti a garantire nuove strutture, riforme dei contratti e campagne di sensibilizzazione a livello scolastico.
Il 16 febbraio 2021 gli organi della FIGC hanno presentato il piano di sviluppo per il prossimo quadriennio, dal titolo “Il nostro domani ora“. Il motto dimostra la ferma volontà di investire sul calcio femminile a 360°. Dalle prime squadre ai campionati giovanili, dagli impianti agli staff tecnici, nulla dovrà essere trascurato per poter arrivare alla completa maturazione del movimento.
Il progetto vuole essere un continuo dell’operato iniziato nel 2015. Tra il 2009 e il 2019, infatti, è stato registrato un aumento del 65% del numero di tesserate, superando quota 30.000. L’auspicio è di raddoppiare questa cifra entro il 2025. L’intenzione è puntare fortemente sulle atlete di età compresa tra 5 e 15 anni, ed aumentare il numero di società che propongono calcio femminile.
In campo internazionale, la strategia di sviluppo punta a formare squadre sempre più competitive nelle coppe europee. La volontà è crescere ancora di più nel ranking UEFA, dopo aver raggiunto il 13° posto nel 2019. Un occhio di riguardo è rivolto alla Nazionale e al brand Azzurre. Per aumentare la fama e il valore commerciale del calcio femminile saranno utilizzate le calciatrici della Nazionale come role model.
La Federazione sta muovendo passi significativi anche per quanto riguarda gli eventi. Nel 2022 l’Allianz Stadium di Torino ospiterà la finalissima di Champions League femminile. Sarà la seconda volta che l’atto finale della Coppa si giocherà in Italia; la prima volta al Mapei Stadium di Reggio Emilia nel 2016. Il sogno è però ancora più allettante: ospitare i Mondiali 2027.
L’attenzione dei media e dei tifosi verso questo sport è sempre più alta. Juventus-Fiorentina, del 13 ottobre 2020, è stata la partita di campionato più seguita di sempre con una media di 135.000 spettatori. TimVision, main sponsor della competizione, ha realizzato docu-serie “STORIE UNICHE – di calcio e non solo“ per testimoniare la passione, la fatica e la dedizione delle giocatrici.
Il passaggio al professionismo ha risvolti positivi dentro e fuori dal campo. Innanzitutto in termini di appeal, con un numero di appassionati ancora più elevato, oltre che per ricavi, sponsorizzazioni e investimenti. A livello sociale questo cambiamento potrebbe portare a qualcosa di rivoluzionario. Non è utopico pensare che regolamentare a livello femminile il principe dello sport italiano, provocherebbe un effetto domino nel riconoscimento di tutele e diritti nel mondo del lavoro. La FIGC ha raggiunto un importante traguardo, ora dovrà prepararsi al meglio per la prima stagione professionistica.