Da dove partire per comprendere l’Italia degli anni ’80? Una soluzione è la testimonianza di chi l’ha vissuta e l’ha saputa raccontare. In Altri libertini Pier Vittorio Tondelli narra un contesto storico sociale complesso attraverso una prospettiva marginale nella letteratura: quella dei giovani che si muovono tra droga, alcool e sessualità.

Non si tratta di una denuncia, ma di un racconto degli stati d’animo di una generazione. Fu forse anche questo a generare lo scandalo. Altri libertini venne pubblicato nel 1980 da Feltrinelli. Lo stesso Tondelli lo definì «un libretto aggressivo» e lo era al punto che, dopo soli venti giorni dalla data di uscita, venne sequestrato su ordine del procuratore generale dell’Aquila, Donato Massimo Bartolomei. La raccolta di racconti, infatti, fu ritenuta oscena e contro la pubblica morale. L’autore e l’editore, però, furono assolti nel 1981 e il libro tornò in commercio, diventando un cult tra i giovani degli anni ’80.

Copertina di “Altri libertini” con un particolare di “Zeitgeist Painting # 4” di David Salle. Credits: Feltrinelli

Altri libertini è strutturato in sei episodi, proponendo un ritratto generazionale. Ogni racconto ha un protagonista differente e il risultato finale è una soggettività plurale. Ciò dipende anche dal fatto che i personaggi diventano sempre più rarefatti con il procedere del libro. Dalla terza persona si passa alla prima, che narra le proprie vicende senza dotarsi di un nome. Sempre più frequenti, inoltre, sono i passi del testo in cui la voce narrante si rivolge direttamente a chi legge. Questa costruzione della raccolta rompe il confine tra individuo di carta e di carne e fa uscire la storia dalle pagine del libro.

I personaggi, inoltre, sono spesso riuniti in gruppi, raramente si muovono da soli e, quando lo fanno, si spostano verso una comunità. È infatti il racconto di un intero strato sociale: i giovani degli anni ’70 tra eroina, sesso sfrenato, promiscuità, evasione e libertà. Una comunità alla ricerca della propria identità.

Pier Vittorio Tondelli con una copia di “Altri libertini”. Credits: Adriano Alecchi/Mondadori via Getty Images

Il primo racconto, Postoristoro, si chiude narrando che il protagonista, Giusy, «ha tanto sonno e fifa da smaltire che le gambe gli sembrano le stampelle in legno di un povero martire della Patria». Il senso di smarrimento e sventura caratterizza la maggior parte dei personaggi, che si trovano in una situazione di «scoramento» e «scoglionamento» perché abbandonati dalla società. Già nel 1980 questo aspetto del volume aveva attirato l’attenzione. Massimo d’Alema, allora segretario della Federazione Giovanile Comunista Italiana, disse che il libro «svela una “mancanza” di politica, o se si preferisce, di crisi della politica». Altri libertini si fa simbolo di un’epoca in cui le battaglie politiche si sfaldano, la droga dilaga e lo sguardo si sposta dal sociale al personale.

All’interno della raccolta c’è un forte legame tra droga, sesso, prostituzione, transessualità e omosessualità. Tutti elementi stigmatizzati che passano attraverso il corpo, centrale nei diversi racconti. Le esperienze fisiche vengono ritratte come una forma di conoscenza, anche quando dannose. I buchi dell’eroina, il sesso sfrenato, i litri d’alcool ingurgitati non sono dipinti con giudizio, ma come tentativi di rompere la limitatezza di un corpo che non basta alla vita. In quest’ottica si può leggere anche l’unione delle fisicità individuali. Più corpi che si sommano e si congiungono per vincere la solitudine del singolo essere umano che si presenta al mondo.

Pier Vittorio Tondelli. Credits: Adriano Alecchi/Mondadori via Getty Images

I sei episodi narrati sono la «nostra historia quotidiana», la vita comune di gran parte dei giovani di quegli anni.  Anche la droga, quindi, si inserisce in questo panorama come un elemento che costella la vita di tutti i giorni. È proprio la familiarità con cui i “buchi” si inseriscono nelle vicende e si intrecciano con altre tematiche scottanti che amplia la prospettiva con cui l’Italia degli anni ’80 viene rappresentata. Attraverso la storia di questi personaggi che cercano la libertà e sono “altro” rispetto a ciò che la società li spinge a essere, Tondelli offre uno spaccato storico sociale. L’alterità è infatti un elemento fondamentale delle vicende narrate. In questo distacco dalla norma i personaggi trovano una comunità dove sentirsi a casa, nonostante si viva «nel sangue e nella merda», e in cui trovare la propria identità.

La raccolta è molto violenta nelle scelte linguistiche. La prosa di Tondelli è svelta, parlata, unisce discorso diretto e indiretto, inserisce il turpiloquio, i regionalismi e le onomatopee. È una decisione ponderata, frutto di uno studio preciso che mescola un linguaggio diretto con i frequenti riferimenti letterari. La violenza stilistica della raccolta è una reazione al contesto sociale claustrofobico dei protagonisti e del tempo, che stigmatizza le alterità. Questo sentimento diffuso è messo in atto direttamente dai personaggi. L’autore lascia parlare le loro azioni e il loro linguaggio, dà voce alla prospettiva degli “altri”, uno sguardo che, per certi aspetti, è anche suo. La reazione all’ambiente opprimente si realizza, però, come senso di impotenza misto a un forte desiderio di vita che fatica a sbocciare.

Lacrime lacrime non ce n’è mai abbastanza quando vien su la scoglionatura, inutile dire cuore mio spaccati a mezzo come un uovo e manda via il vischioso male, quando ti prende lei la bestia non c’è da fare proprio nulla solo stare ad aspettare un giorno appresso all’altro.

Incipit di Autobahn, l’ultimo racconto della raccolta
Copertina di “Altri libertini”. Credits: Feltrinelli

Come si colloca l’abuso di droga in questo contesto? In un tessuto sociale in cui le alterità sono schiacciate e in cui si brama ardentemente la libertà, la possibilità di evadere è data proprio dai “buchi” di eroina. La droga deforma la prospettiva dei protagonisti su loro richiesta, amplia gli spazi in cui vivono e li porta al di fuori di quell’ambiente soffocante. Permette il passaggio dai timori borghesi per l’illecito alla libertà. Il legame tra la droga e la dilatazione dello spazio pervade più di uno dei racconti, unendosi al topos del viaggio. L’estasi dovuta al “buco” e quella data dal rombo del motore sul rullo d’asfalto che porta nel Nord Europa sono entrambe un itinerario, sia fisico che interiore.

Torniamo quindi all’eroina, ospite naturale di questi racconti e compagna di viaggio dei loro protagonisti. Si fa ultima spiaggia in un mondo che si sfalda e lascia gli individui senza punti di riferimento, martiri di una Patria che non sa come gestire le loro spinte centrifughe. Altri libertini non è né una celebrazione né una critica dell’Italia che si affaccia sugli anni ’80. Con estrema lucidità Tondelli ritrae gli elementi che saranno più dirompenti negli anni successivi, primo tra tutti l’abuso di droga. Il suo romanzo per episodi è quindi una chiave di lettura per osservare la complessità di questo periodo storico e l’intreccio della diffusione dell’eroina con le trasformazioni sociali e politiche.