Rassegnati è la rubrica settimanale che seleziona un fatto degli ultimi giorni per provare a mostrare com’è stato riportato dalla stampa italiana. Tra strategie comunicative ed errori, viene svelato il filtro che copre ogni notizia. Oggi parliamo del G20 e dell’attenzione data dai media alle first lady.

Tra il 30 e il 31 ottobre si è tenuta a Roma la riunione del G20, cioè dell’Unione Europea e di 19 tra i Paesi più industrializzati del mondo. Uno dei temi più discussi è stato quello ambientale, anche per trovare una posizione comune prima della COP26, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Oltre alle decisioni e allo svolgimento del G20, i media italiani hanno dedicato particolare attenzione alle first lady (e ai quasi mai nominati first gentlemen) e a come hanno impiegato il loro tempo, sfociando nel gossip e nel giornalismo da intrattenimento.

Rai News annuncia la conclusione del «G20 dei partners», cioè alle attività turistiche e diplomatiche che i compagni e le compagne dei/delle leader mondiali hanno svolto durante le discussioni. Le personalità in questione vengono chiamate «signore» e rigorosamente con il cognome del marito, anche per coloro che non hanno abbandonato il proprio, come Serena Cappello. Viene sottolineata marcatamente anche la distanza tra le first lady e il first gentlemen Joachim Sauer, che a differenza delle colleghe ha un nome e cognome propri e sembra disdegnare le amabili «foto di famiglia» scattate tra abbracci e sorrisi alla stampa. Naturalmente non manca la descrizione minuta degli abiti indossati.

Anche Il Sole 24 Ore dedica un articolo al «G20 delle first lady», concentrandosi in particolare sul debutto di Cappello, chiamata nuovamente «signora Draghi». Il corpo del testo è introdotto da un breve video intitolato «Storia privata di un leader», che ricorda il tono degli articoli scritti non appena il premier ha iniziato a ricoprire tale ruolo. Un’attenzione non solo ai membri della sua famiglia, ma anche ai dettagli più minuti della quotidianità, come il supermercato in cui si reca, gli acquisti fatti e il cappotto non indossato nonostante le basse temperature. Si viene a creare un ritratto mitico del leader politico in cui anche Cappello è inserita.

Nel corpo del testo viene subito espressa un’asimmetria tra «le mogli» e «qualche “first husband”» che visitano le bellezze della Capitale. La testata prosegue con una breve presentazione di tutte le personalità coinvolte in questo G20 mondano, a partire da Cappello, presentata come «per gli amici e parenti Serenella». Nonostante chi legge e scrive l’articolo non sia parte degli “amici e parenti”, si sceglie di mantenere questo nomignolo anche in altri punti del testo. Il carattere estremamente familiare della decisione emerge con forza quando, poche righe dopo, viene citato «il medico Heiko von der Leyen, marito della presidente della Commissione europea Ursula», anch’ella chiamata solo con il nome proprio. Infine, nella descrizione del tour di Roma, non ci si sottrae da ricordare che probabilmente «le signore vogliano fare shopping nelle vie del lusso».

Anche Il Corriere della Sera sceglie di mantenere l’appellativo amicale Serenella per indicare Cappello, mentre le altre first lady vengono chiamate «le sue omologhe», private di ogni caratterizzazione e ruolo proprio, pubblico o privato che sia.

L’Ansa sceglie dei termini diversi per indicare i personaggi principali di questo G20 parallelo. Nel titolo si legge infatti: «first lady e mariti». Nel resto del testo, però, i toni tornano in linea con quelli già osservati. Si dipingono un gruppo di «signore» intente a farsi fotografare e due first gentlemen in leggero imbarazzo e in posizione defilata.

In conclusione, in occasione di un evento politicamente rilevante come il G20, l’attenzione dei media si è parzialmente concentrata su un filone parallelo di incontri e appuntamenti. La presenza di first lady e first gentleman è stata quindi trasformata da visita turistico-diplomatica a occasione per stimolare il gossip di figure che hanno un ruolo apicale. Si riconferma la tendenza a ridurre l’influenza delle donne in posizioni di rilievo, chiamandole per nome e dipingendole come «signore» occupate a fare shopping e a sorridere in posa mentre i pochi first gentlemen presenti si ritirano da una posizione presentata come estranea a loro.