Due nuovi progetti espositivi dedicati alle uniformi da lavoro e una monografia fotografica di Walead Beshty aprono la nuova stagione della Fondazione bolognese.

La divisa da lavoro nelle immagini di 44 fotografi

Nate per distinguere chi le indossa, le uniformi da un lato mostrano l’appartenenza a una categoria, a un ordinamento o a un corpo, senza distinzioni di classe e di censo, dall’altro riescono a evidenziare la separazione dalla collettività di chi le porta. Le parole “uniforme” e “divisa” rivelano, allo stesso tempo, concetti di inclusione ed esclusione.

Macellai / Les Garçons bouchers 1950 – Irving Penn | Les Garçons Bouchers, Paris, 1950 | © Condé Nast

La mostra collettiva, allestita nella PhotoGallery, raccoglie gli scatti di 44 artisti: grandi protagonisti della storia della fotografia tra cui Manuel Alvarez Bravo, Walker Evans, Arno Fischer, Irving Penn, Herb Ritts, August Sander e fotografi contemporanei come Paola Agosti, Sonja Braas, Song Chao, Clegg & Guttmann, Hans Danuser, Barbara Davatz, Roland Fischer, Andrè Gelpke, Helga Paris, Tobias Kaspar, Herline Koelbl, Paolo Pellegrin, Timm Rautert, Oliver Sieber, Sebastião Salgado, immagini tratte da album di collezionisti sconosciuti e anche otto contributi video di Marianne Müeller.

Forlì, 1978 – Giovane operaia ferraiola in cantiere/Young iron worker © Paola Agosti

Ancora oggi il mondo si distingue tra “colletti blu” e “colletti bianchi”, espressioni che si sono imposte in molte lingue della società industrializzata. Ispirandosi all’abbigliamento da lavoro, si opera una distinzione tra diverse forme e categorie professionali e sociali: da un lato la casacca o la tuta blu degli operai delle fabbriche, dall’altro il colletto bianco quale simbolo del completo giacca e pantaloni, camicia bianca e cravatta di coloro che svolgono funzioni amministrative e direttive.

Fred con I pneumatici/Fred with Tires, the Body Shop, Los Angeles, 1984 © Herb Ritts / Trunk Archive

Walead Beshty: Ritratti Industriali

Allestita nella Gallery/Foyer, raccoglie 364 ritratti, suddivisi in sette gruppi di 52 fotografie ciascuno: artisti, collezionisti, curatori, galleristi, tecnici, direttori e operatori di istituzioni museali.

University Museum Preparator (Allestitore di Museo universitario), Ann Arbor, Michigan, March 27, 2009
courtesy of the artist and Regen Projects, Los Angeles © Walead Beshty

Sono fotografie di persone con cui l’artista è entrato direttamente in contatto nel suo ambiente di lavoro, mentre realizzava i suoi progetti o preparava le mostre. Nel corso degli ultimi dodici anni, Beshty ha fotografato circa 1400 persone con una macchina di piccolo formato e pellicola analogica di 36 mm, principalmente bianco e nero; per la mostra al MAST ne sono stati selezionati 364.
L’obiettivo dell’artista, ispirato dal lavoro di inizi del Novecento di August Sander, non è quello di esprimere l’aspetto, il carattere o la natura della persona fotografata, ma è quello di rappresentare le persone nel loro ambiente di lavoro, la loro funzione e il ruolo professionale che svolgono in seno al mondo e al mercato dell’arte. Da qui nasce il titolo della sua opera “Industrial Portraits”.

Collector (Collezionista), Los Angeles, California, February 26, 2014 courtesy of the artist and Regen Projects, Los Angeles © Walead Beshty

I ritratti di Beshty evidenziano la riluttanza dei protagonisti per l’uniformità dell’abbigliamento professionale. Non bisogna apparire come l’altro, uniformati, omologati. Con il rischio però che questa definizione in negativo si riveli nuovamente, per tutti gli attori che operano in quell’ambiente, un atteggiamento uniformato e standardizzato. Nonostante lo sforzo con cui ogni singolo individuo ritratto mira a mostrare una presenza e un’immagine unica, personale e originale, i protagonisti pare rimangano dipendenti dal contesto, prigionieri del loro atteggiamento individualistico.

9.-Walead-Beshty-Kunsthalle-Director
Kunsthalle Director (Direttore di spazio espositivo), Beijing, China, April 27, 2011 courtesy of the artist and Regen Projects, Los Angeles © Walead Beshty

Info
Indirizzo: via Speranza 42, Bologna
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fino al 3 maggio 2020