La Maple Leaf Sport&Entertainment (MLSE) è una società fondata alla fine degli Anni ’20 da Conn Smythe, imprenditore canadese che decise di metter su un gruppo di investitori per rilevare parte della decadente squadra di hockey della sua città natale, i Toronto St. Patricks.
La squadra venne ribattezzata Toronto Maple Leafs e poco tempo dopo, nel bel mezzo della Grande Depressione, Smythe trovò i fondi per darle una nuova casa: il Maple Leafs Gardens. Fondò quindi la Maple Leaf Gardens Limited per gestire sia la franchigia che l’immobile.
La tentacolare Maple Leaf Sport&Entertainment
La società, proprietaria dell’arena fino al 2004, ha avuto modo di espandersi investendo nello sport, negli immobili e nella comunicazione. Oggi la MLSE gestisce, oltre alla storica compagine di hockey, diversi team professionistici: uno di basket (i Toronto Raptors, nei quali hanno militato anche Belinelli e Bargnani), uno di football e uno di calcio, il Toronto FC.
Il TFC è un club nato nel 2005 ed entrato in MLS (la Serie A nordamericana) nel 2007. Dopo gli scarsi risultati iniziali, l’arrivo negli uffici di due vecchie conoscenze del nostro calcio come Jürgen Klinsmann e Aron Winter ha smosso le acque.
Le campagne acquisti hanno portato nella rosa giocatori di altissimo livello per il campionato americano: Frings, Gilberto, Bradley, Defoe, Júlio César e, soprattutto, Sebastian Giovinco.
L’approdo di Giovinco in Canada
Nel 2015 Giovinco è diventato il giocatore più pagato della lega e il calciatore italiano più pagato al mondo. Nel suo primo anno in MLS la Formica Atomica ha realizzato il maggior numero di reti e di assist, venendo nominato miglior giocatore del torneo e aiutando la squadra a raggiungere per la prima volta i playoff.
Con lui il TFC è riuscito, nel 2017, a vincere con il record di punti il campionato – prima volta per una squadra canadese -, il Supporters’ Shield e la Coppa di Lega, realizzando per la prima volta nella storia della MLS il domestic treble (tripletta nazionale).
Giovinco ha avuto un impatto incredibile non solo dal punto di vista sportivo. Grazie alle sue prestazioni Toronto, una delle più grandi comunità di italiani emigrati o di seconda e terza generazione, è diventata l’orgoglio calcistico del Paese.
È quindi chiaro che l’attuale dirigente sportivo della squadra, Bill Manning, stia puntando molto sul Made in Italy per rilanciarla dopo i risultanti non esaltanti ottenuti dopo la partenza di Seba nel 2019. Non gli sono infatti sfuggite l’euforia e l’entusiasmo che si è scatenato per le strade della città dopo la vittoria della Nazionale agli Europei.
Il Toronto ci riprova con Insigne
Ed ecco, a pochi mesi dal trionfo azzurro, l’annuncio dell’ingaggio di Lorenzo Insigne, condito dalla candida dichiarazione con la quale Manning ammette di essersi informato su Transfermarkt:
La trattativa è andata in porto grazie agli aiuti di Andrea D’Amico, agente di Giovinco, e soprattutto di Lino Di Cuollo, ex vicepresidente della MLS, che ha inquadrato l’operazione anche in un’ottica di prestigio in vista dei Mondiali del 2026, assegnati a Stati Uniti, Canada e Messico.
Per quel periodo Insigne, teoricamente, giocherà ancora in Canada, visto che il suo contratto faraonico scadrà nel 2028. Un investimento importante che può contare su numerosi fattori che assicurano un ritorno economico.
Toronto, secondo una ricerca del 2018 dell’istituto americano Demographic, è l’ottava città al mondo con persone di origine napoletana, circa 500 mila. È probabile che l’arrivo di Insigne aumenterà l’interesse e le opportunità di sponsorizzazione per le stelle più importanti che giocano nel continente. È su questa scia il TFC ha provato a portare in squadra anche un altro campano, il capitano del Genoa Domenico Criscito.
Un’opportunità per Toronto e per la MLSE
Manning ha spinto per l’ammodernamento dell’impianto sportivo e per la promozione di Toronto come città ospitante per il Mondiale, una gigantesca opportunità commerciale per l’Ontario. Il ritorno economico, in caso di qualificazione italiana al torneo del 2026 sarebbe incalcolabile.
La MLSE ha infatti avuto l’opportunità, per usare le parole di Manning, di avere il “muscolo commerciale” capace di sfruttare l’interesse del pubblico sotto forma di abbonamenti, merchandising e sponsorizzazioni: «Riteniamo questo impegno finanziario un ottimo investimento, sia dal punto di vista competitivo che commerciale».
Bisogna pensare infatti anche alla curiosità che la squadra canadese susciterà in Europa. Anche se, con l’arrivo di Insigne e con una probabile altra incursione nel nostro campionato, per la prossima stagione il Toronto non avrà più posto per giocatori stranieri. Ma il 2026 è lontano, e le sorprese dei manager canadesi potranno ancora stupire.