Quando si parla di cambiamento climatico, si discute spesso del futuro del nostro pianeta senza un approccio critico volto a capire cosa è – o non è – stato fatto fino ad aggi. Questo articolo analizza gli obiettivi posti dall’Unione Europea al 2030 e 2050 alla luce dei risultati climatici raggiunti o disattesi in passato. L’attuazione del Green Deal europeo passerà per la decarbonizzazione di alcuni settori critici come quello dei trasporti, e Bruxelles confida che il Next Generation EU sarà lo strumento adatto per realizzare la tanto attesa transizione verde. 

Gli obiettivi futuri in ambito di tutela ambientale e lotta al cambiamento climatico a livello Europeo sono chiari: 55% di emissioni in meno rispetto al 1990 per il 2030 e neutralità climatica per il 2050. Ma quali sono stati gli obiettivi raggiunti finora, e quali quelli disattesi?

Ad oggi, la lotta al cambiamento climatico ha assunto forme e connotazioni diverse che variano a seconda delle latitudini. Se negli Stati Uniti la proposta legislativa più nota è il Green New Deal, sostenuto da Alexandria Ocasio-Cortez e altri rappresentanti Democratici, in Europa la sfida è già in una fase avanzata. Questo argomento ha influenzato il dibattito politico a partire dalla fine degli anni ’90, ma oggi sembra che le istituzioni europee stiano abbracciando questa materia più seriamente.

Il Green Deal europeo

Da quando Ursula von der Leyen è stata eletta presidente della Commissione europea nel 2019, sono stati stabiliti tre pilastri principali su cui basare un Green Deal europeo. Questi sono:

  1. La legge sul clima: una legge europea che fissa gli obiettivi climatici a lungo termine affermando ufficialmente che l’UE debba raggiungere una neutralità climatica entro il 2050. Questo significa che la sfida è raggiungere non solo la neutralità dal carbonio (quantità di CO2 diffusa nell’ambiente pari alla quantità di CO2 assorbita – come promesso da Cina, Giappone e Corea del Sud), ma neutralità per ogni gas serra attraverso una serie di linee guida per gli investimenti privati ​​e pubblici definiti dalla Commissione.
  2. Migliorare l’ambizione per il Piano 2030 sugli obiettivi climatici: durante la presidenza dell’ex Commissario europeo Junker, l’obiettivo prefissato era di ridurre entro il 2030 le emissioni di gas serra del 40% rispetto al livello del 1990. Al 2020 l’UE ha già ridotto le emissioni del 23% e lo scorso settembre la nuova Commissione ha fissato un obiettivo più ambizioso che raddoppi gli sforzi e riduca le emissioni del 55%, per raggiungere ragionevolmente l’obiettivo a lungo termine della neutralità climatica.
  3. Coinvolgere i cittadini attraverso un Patto per il clima: il patto europeo per il clima mira a coinvolgere i cittadini e le comunità nell’azione per il clima e l’ambiente. Accanto alle politiche e alla regolamentazione dei governi, i cittadini, le comunità e le organizzazioni in tutti i settori della nostra società ed economia hanno la loro parte da svolgere. A tal fine, come parte del Green Deal europeo, la Commissione lancerà un Patto europeo per il clima per dare a tutti una voce e uno spazio per progettare nuove azioni per il clima, condividere informazioni, avviare attività di base e presentare soluzioni che altri possono seguire.
European Green Deal

Purtroppo, la storia ci ha insegnato che non tutti gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti. In passato sono state infatti fissate delle soglie che in pochissimi Paesi sono state rispettate. Tralasciando il caso del Protocollo di Kyoto, che fu fondamentalmente “un atto di buona volontà dell’Occidente per dare il buon esempio sulla riduzione delle emissioni”[1], i cui risultati furono piuttosto deludenti per alcuni paesi tra cui la Spagna e l’Italia (al 2009 rispettivamente +54% e +7% di emissioni inquinanti rispetto ai valori del 1990, rispetto all’obiettivo fissato dell’8,65% in meno), più di recente altri obiettivi a livello europeo sono stati disattesi. Nel 2007, i leader dell’UE hanno fissato alcuni obiettivi ambientali e li hanno attuati nella legislazione nel 2009. In particolare, il pacchetto 2020 era una serie di leggi approvate per garantire che l’UE raggiungesse i suoi obiettivi climatici ed energetici per l’anno 2020 e uno dei principali obiettivi era la riduzione del 20% delle emissioni di gas serra (dai livelli del 1990).

Il settore dei trasporti

In alcuni settori industriali questo andamento è rimasto solo teorico. Il settore dei trasporti e della logistica è attualmente responsabile di circa un terzo delle emissioni totali di gas a effetto serra a livello mondiale. Considerando la distribuzione delle emissioni per modalità di trasporto, quasi il 95% è dovuto al trasporto su strada. Le auto pesano per circa il 70%, seguite da camion e veicoli commerciali leggeri (insieme intorno al 25%). L’andamento degli ultimi 30 anni è stato simile a quello dell’industria generale: in aumento tra il 1990 e il 2007 e in diminuzione successivamente, principalmente per effetto della crisi economica e della progressiva diffusione di veicoli caratterizzati dalla riduzione delle emissioni di CO2 e dei consumi energetici. Infatti, in termini assoluti, le emissioni sono ancora oggi ai livelli del 1990. Si tratta di un dato problematico per il settore, in quanto non conforme agli obiettivi che l’Unione Europea si è posta con le proprie politiche ambientali. La costanza delle emissioni dei trasporti è un aspetto negativo che potrebbe compromettere gli obiettivi 2030 (55%) e 2050 (neutralità climatica). Per questo ora è fondamentale intervenire e rendere il settore più sostenibile. A questo proposito, il 2021 è stato scelto dalle istituzioni di Bruxelles come Anno europeo delle ferrovie per accendere i riflettori su una delle modalità di trasporto più sostenibile, innovativa e sicura.

La decarbonizzazione del settore dei trasporti è una sfida che richiede diverse misure: prima di tutto, la riduzione del bisogno di mobilità con consumi energetici, mobilità collettiva, cambio di tecnologie e utilizzo di vettori energetici rinnovabili. In quest’ultimo caso, sembra plausibile che l’elettricità e l’idrogeno (rinnovabile) diventino dominanti nel trasporto passeggeri, mentre più complessa è la decarbonizzazione dei trasporti pesanti su strada, mare e aria.

European Year of Rail 2021

L’aiuto del Recovery Fund

È importante ricordare che a luglio 2020 il Consiglio europeo ha approvato il Next Generation EU, un piano da 750 miliardi di euro per la ripresa degli Stati membri dall’impatto economico e sociale della pandemia da Covid-19. Questo garantisce allo stesso tempo che le economie nazionali si impegnino nella transizione verde e digitale, diventando più sostenibili e resilienti. In questa logica, per ricevere sostegno dallo strumento per il recupero e la resilienza, gli Stati membri devono preparare piani nazionali che definiscano le loro agende di riforma e investimento fino al 2026 e prevedano almeno il 37% delle risorse destinate a progetti di efficientamento energetico e sostenibilità.
Anche se l’NGEU non fa parte delle strategie della Commissione (è a tutti gli effetti un piano di emergenza), molto probabilmente contribuirà a raggiungere gli obiettivi fissati dalla Commissione e aiuterà la transizione verde degli Stati membri, tenuti al rispetto del principio “Do Not Significant Harm”, per cui l’approvazione dei progetti sarà subordinata ad un controllo di sostenibilità.

Recovery Fund

Per quanto si possa discutere sull’effettivo raggiungimento degli obiettivi e delle finalità dell’Unione Europea sul cambiamento climatico, bisogna riconoscere che le politiche e gli sforzi richiesti sembrano andare nella giusta direzione e che la crisi climatica è finalmente considerata la priorità nell’agenda delle istituzioni europee.


Bibliografia

[1] Citazione di Antonello Pasini, Istituto sull’inquinamento atmosferico (Iia) Cnr

[2] European Commission, Secretariat-General (2019). Communication from the commission to the european parliament, the european council, the council, the european economic and social committee and the committee of the regions The European Green Deal.

[3] Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (2021). Strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra