I continui contatti europei con l’impero Ottomano hanno incanalato, negli ultimi cinquecento anni, la percezione del mondo musulmano in Europa verso un unico interlocutore, considerato il faro del mondo islamico. L’idea di un mondo monolitico diretto da Istanbul è solamente un modo per semplificare ciò semplice non è. Allora come oggi, il mondo politico di ispirazione musulmana vive dinamiche interne che regolano la vita politica e sociale in maniera tra loro variegata. Non solo il modo musulmano, verrebbe da dire.

L’Islam conta all’incirca 1,8 miliardi di fedeli e guardando la mappa mondiale, si può notare che ha influenzato principalmente le zone che hanno subito la colonizzazione occidentale. La percezione odierna è frutto dell’evoluzione istituzionale del novecento. In età moderna, infatti, l’Islam permeava ogni aspetto della vita pubblica (giuridico, morale, culturale) perciò andava da sé che la religione avesse un ruolo centrale. Questo paradigma cambia con il colonialismo occidentale e poi l’indipendenza e la nascita degli Stati nazionali. L’Islam politico diventa l’alternativa ai governi nazionalisti (socialisti o comunque secolari).

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Dal punto di vista dottrinale,l’Islam si distingue in varie componenti: la sunnita è la componente maggioritaria, che segue la Sunna, ossia le lezioni e le parole del profeta Muhammad (Maometto), assunte come norma di condotta; la sciita è la componente dottrinale più numerosa dopo i sunniti, per la Shi’a, letteralmente partito (sottinteso di Ali) cugino e genero del profeta Muhammad, la successione al profeta avrebbe dovuto seguire i discendenti di Ali e di sua moglie Fatima. I suoi principali dogmi sono: l’affermazione del libero arbitrio umano; la negazione della esistenza ab aeterno degli attributi di Dio; l’eternità delle pene infernali per i peccatori rei di gravi peccati, anche se musulmani; la componente sufi che si presenta come un insieme di metodi e dottrine che tendono all’approfondimento interiore dei dati religiosi, per preservare la comunità dal rischio di un irrigidimento della fede e di un letteralismo arido e legalistico; infine la comunità drusa, diffusa nell’odierno Libano, che rimane la più complessa a livello dottrinale, raccogliendo aspetti dell’Islam del giudaismo dell’induismo e del cristianesimo. La sua peculiarità è la chiusura verso l’esterno, ciò impedisce di fare proselitismo e quindi attuare nuovi fedeli, per questo motivo è in forte diminuzione.  

Partendo dalla penisola arabica, il mondo islamico ha influenzato aree che vanno dai confini della Grande Muraglia fino alle coste atlantiche dell’Africa Occidentale. La sua diffusione ha seguito due veicoli principali: la conquista militare, ma soprattutto l’azione di mercanti e predicatori. Infatti è stato proprio l’incontro tra i mercanti arabi e le popolazioni delle steppe a far emergere il nucleo dell’impero ottomano attraverso la dinastia selgiuchide.

Lo sviluppo islamico partì da un nucleo arabo con la dinastia autoctona degli Omayyadi, a cui fece seguito quella degli Abbassidi di origine iranica: iniziava così un percorso di marginalizzazione della penisola araba durato fino al XX secolo. 

La fine degli Abbassidi fece emergere le popolazioni turcofone, provenienti dall’Asia, che furono islamizzate e divennero i difensori del mondo islamico, minacciato dalle invasioni mongole. 

In questi tre passaggi si possono delineare tre mondi islamici differenti che costituiscono il punto centrale dello sviluppo del potere secolare ispirato a questa religione: il mondo ottomano ( dal nome del fondatore della dinastia Uthman); il mondo iranico persiano erede delle tradizioni millenarie dell’altopiano che per differenziarsi ha sviluppato un islam politico che ha dato vita alla corrente sciita; vi è il mondo dell’Africa settentrionale, normalmente chiamato arabo che arabo non è, dove lo sviluppo confessionale ha seguito le carovane dei mercanti; infine vi è il mondo musulmano dell’oceano indiano dove fiorì l’impero Moghul che tanto filo da torcere diede agli inglesi.   

Tra questi blocchi vi sono aree cerniera utilizzate dai tre imperi come contrafforte verso l’avversario di turno: ricordiamo l’area caucasica, i khanati centro-asiatici, sultanati africani.

Questi mondi islamici erano già in conflitto tra di loro ai tempi della caduta di Costantinopoli, evento di secondaria importanza per i cronisti musulmani. 

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Se da un lato il mondo europeo vedeva l’impero ottomano in espansione come minaccia, dall’altro cercava alleanze con il mondo persiano, principale avversario di Istanbul. Infatti alla data della caduta di Costantinopoli, lo scontro tra ottomani e persiani avvantaggiò il recupero europeo nel Mediterraneo, in quanto le risorse di Istanbul erano divise sui due fronti e l’organizzazione militare non poteva tener testa ad entrambe le minacce. L’esercito ottomano era superiore per tecnologia, armamenti e addestramenti, ma aveva un limite che su lungo periodo ne segnerà il declino: le campagne erano condotte direttamente dal Sultano. 

Le speranze persiane si infransero a Caldaran (1552), dove l’esercito ottomano riuscì a sconfiggere i persiani, favorendo la penetrazione di Istanbul nella zona dell’attuale Azerbaijan. Dopo lo scontro di Caldaran la Persia si riorganizzò guidata da una nuova dinastia, la Safavide. Nel XVI secolo vi furono nuovi scontri che culminarono con la pace di Amasya (1555) che garantì il possesso dell’Iraq, a maggioranza sciita, all’impero ottomano, il quale pose a Bassora un’importante base navale. 

Un aspetto fondamentale dello scontro ottomano-persiano fu l’utilizzo dello strumento dell’embargo nei confronti delle sete persiane. Tale misure danneggiò i mercanti musulmani, soprattutto egiziani. La provincia egiziana era amministrata dai mamelucchi che tenevano moltissimo alla loro indipendenza decisionale, tale atteggiamento favorì l’ingresso europeo nelle acque del mar Rosso, soprattutto portoghesi, inglesi e olandesi per minare l’egemonia ottomana. Infatti agli inizi del XVII secolo molti commerci vennero dirottati verso l’Oceano Indiano, danneggiando la posizione delle grandi arterie carovaniere dell’Asia Minore sotto il controllo ottomano.

I contrasti all’interno del mondo islamico si consumarono anche lungo la frontiera centroasiatica, dove ne approfittò l’espansionismo russo seguito da quello britannico.

In quest’area emerse l’Afghanistan che divenne una spina nel fianco per l’impero persiano, riuscendo nel 1722 a sconfiggerlo, conquistando l’area di Herat e dell’ovest del paese.  

Si giunge così ad incontrare l’ impero musulmano più a oriente, quello Moghul. L’impero si estendeva dalle catene montuose pakistane fino a coprire quasi tutto il subcontinente indiano. La struttura sociale dell’impero era di tipo feudale, i suoi sovrani adattarono la loro politica alla tolleranza religiosa e alla convivenza tra le comunità musulmane e induiste. Rimase per molto tempo un importante impero sulla via della seta e cerniera per i commerci nell’oceano Indiano, iniziò il suo declino nel XVIII secolo.

Concludiamo la panoramica del mondo islamico con le unità amministrative del nord africa. Abbiamo già accennato ai Mamelucchi che divennero con il tempo i signori dell’Egitto. Discendenti di schiavi militari turcofoni ricevettero dal sultano la possibilità di amministrare le terre del Nilo, diventando con i tempo importanti catalizzatori geopolitici, arrivando a sfidare l’impero di Istanbul e ad opporsi alla penetrazione europea.  

L’altro modello nordafricano indipendente fu il Marocco dove si insediarono gli Alawidi (ancora al potere). Il loro controllo era relativo, si distingueva tra makhazan (territorio effettivamente sotto controllo) e bilad-al-siba dove imperversavano le popolazioni berbere; ma posero le basi dell’attuale modello, ripreso dalla dinastia dopo il periodo coloniale.

A margine di queste compagini politiche vi sono territori islamizzati senza l’uso delle armi, ma attraverso la penetrazione commerciale. Queste zone sono quelle periferiche del bacino del fiume Niger, del corno d’Africa, dei grandi arcipelaghi dell’oceano Indiano. L’importanza dell’islamizzazione non violenta, dosata nel tempo, è un utile aspetto di indagine sulla radicalizzazione di quelle aree nel mondo contemporaneo.

Se si vuole analizzare le dinamiche attuali del mondo islamico non si possono tralasciare gli aspetti appena accennati.