La Cina sta espandendo sempre più la sua influenza a livello planetario grazie soprattutto alla cosiddetta Belt and Road Initiative, in italiano Nuova via della Seta, un programma del governo fortemente voluto da Xi Jinping che ha come obiettivo l’espansione commerciale ed economica della Dragone tramite una serie di relazioni politiche e commerciali con molti paesi del globo, collegando fisicamente il Paese con le nazioni nell’orbita del progetto. Si stima che la Cina stanzierà circa mille miliardi di dollari per raggiungere il suo obiettivo strategico. Le infrastrutture finanziate saranno strade, ponti, porti, ferrovie ed aeroporti ma anche sistemi di comunicazione e impianti: un sistema integrato che avrà come core l’Impero di mezzo.

Il continente più interessato in questa iniziativa geostrategica è l’Africa. Negli ultimi venti anni la Cina è stato il principale partner commerciale ed economico del continente nero per un valore complessivo di 60 miliardi di dollari. Per Pechino il Mediterraneo e i paesi che vi si affacciano rappresentano uno snodo fondamentale in differenti campi: dal commercio alle infrastrutture vitali, dalle politiche dello sviluppo agli investimenti, dalla cooperazione finanziaria al turismo fino al settore manifatturiero. È per questo che la Cina ha firmato diversi Memorandum Of Understanding (MoU, che esprime una convergenza di interessi fra le parti, indicando una comune linea di azione prestabilita, piuttosto che un vero e proprio vincolo contrattuali). Tra i paesi interessati, sono in prima linea Algeria e Marocco.


La Cina ha messo in pratica con questi due paesi un tipo di approccio strategico totale che mira a sviluppare una cooperazione intrinseca le cui basi poggiano su principi economici, culturali, sociali e tecnologici. È il caso dell’Algeria, uno dei partner storici della Cina in Africa. Un paese forte e rilevante nel continente, in cui è primo come budget militare, nonché uno dei maggiori fornitori di gas e petrolio all’Europa: una vera chiave di volta in quell’area del mondo. Per questo ha spesso un ruolo di primo piano nei conflitti regionali che interessano i paesi limitrofi, come la Libia o il Mali.

Pechino a partire dal 2013 ha sostituito Parigi come principale partner commerciale di Algeri: il dato dei 7,85 miliardi di dollari di esportazioni in Cina nel 2018 deve senz’altro far riflettere sulle gerarchie instaurate negli ultimi anni. In Algeria le compagnie cinesi si occupano per lo più dei settori energetico ed edilizio, il che ha comportato lo spostamento di numerosi lavoratori cinesi nella capitale algerina. Ma ciò che fa dell’Algeria un partner strategico è la collaborazione in ambito spaziale, uno degli aspetti da tenere d’occhio nei prossimi anni: l’agenzia spaziale algerina in collaborazione con quella cinese ha messo in campo nel 2017 il primo satellite per le comunicazione. Un occhio diverso vola sui cieli europei!

Grandi centri finanziari sono stati invece creati nell’altro paese africano di nostro interesse, il Marocco. I rapporti di Pechino con il Marocco sono stretti ma non quanto quelli con l’Algeria. Si tratta di progetti di larga scala come la tech city, iniziata nel luglio del 2019 dopo la firma di un MoU tra il governo marocchino e varie compagnie cinesi e che si stima essere il più grande investimento di natura tecnologica della Cina in nord Africa. Anche in Marocco la Cina ha una forte presenza di expat grazie alle zone industriali e commerciali e agli hub finanziari come Kenitra, Casablanca e Tangeri, caratterizzata quest’ultima da un cruciale snodo portuale. Ci sono già progetti futuri affinché vengano creati altri centri logistici regionali di spessore che comporteranno l’arrivo di altri cittadini cinesi e sicuramente un maggiore giro di denaro.

Progetto della Tech City in Marocco

Oltre ad aver realizzato accordi di vario genere, la Cina ha lavorato per permettere ai propri cittadini di muoversi facilmente nei paesi in cui la madrepatria ha accordi commerciali, politici e industriali. È l’esempio di Algeri, dove la comunità cinese è a quota 50 mila, la più grande del continente. Stesso discorso per il Marocco dove il numero dei lavoratori cinesi sta crescendo esponenzialmente soprattutto nelle grandi città come Casablanca e Rabat. La libertà di movimento viene spesso garantita anche per turismo e non solo per lavoro, tanto che il Marocco ha deciso di abolire il visto per i permettere ai cittadini cinesi di entrare nel paese. Non a caso il loro numero è cresciuto da 15 mila a 180 mila.

Un problema ricorrente in molti paesi interessati dall’espansione cinese riguarda il debito. Se da una parte gli ingenti investimenti e prestiti cinesi hanno sicuramente tassi convenienti per i paesi africani, spesso questi ultimi non riescono a restituire i soldi presi in prestito. Pertanto i cinesi come tornaconto si accaparrano quelle infrastrutture fondamentali che hanno in precedenza contribuito a costruire, ottenendo enormi vantaggi commerciali e strategici a lungo termine. Il Marocco è un paese a rischio in questo senso tanto che il suo debito nei confronti della Cina è in crescita. 

Un discorso particolare merita invece il capitolo sicurezza dei paesi nord africani. Un progetto economico cinese in quell’area prevede l’installazione di cavi sottomarini per le comunicazioni che hanno spesso indotto altre nazioni a pensare che si tratti di prodotti “commerciali” a uso militare, soprattutto se usati a fini di intelligence sul Mediterraneo. La paura per il controllo è scaturita a seguito della realizzazione di un progetto simile in Asia meridionale, nella zona di influenza dello Sri Lanka. Come detto, la Cina si è sempre interessata alle vicende politiche internazionali tanto che nel 2011 ha contribuito con il suo esercito a mettere in salvo i connazionali che lavoravano in Libia, durante una delle tante crisi nel paese.

Qualche anno dopo si sono rivisti nell’area a seguito di un’esercitazione congiunta con la Russia che è sicuramente servita per aumentare la presenza cinese. Inoltre gli stati del Nord Africa, nello specifico Algeria ed Egitto, sono i maggiori acquirenti di armi cinesi come dimostra il dato del 42% di export nel continente africano. La politica ufficiale cinese del non-intervento nelle questioni politiche si differenzia da quella degli stati occidentali che di solito hanno avuto una politica più interventista come dimostra il passato coloniale. Gli stati africani pertanto hanno iniziato a vedere la presenza cinese come un’ottima alternativa all’Europa e agli Stati Uniti dal punto di vista commerciale, politico e militare e in questo modo sia l’Ue che gli Usa rischiano concretamente di perdere la loro centralità nelle relazioni con i paesi africani, con la conseguente perdita di risorse, influenza e potere.

Questa politica cinese sul continente si sposa con una serie di meeting tra i vertici cinesi e quelli dei paesi africani partecipanti, come il Focac (Forum on China Africa Cooperation) che si tiene dal 2000. Si tratta di un forum che si riunisce ogni 3 anni per fare un punto di situazione sui rapporti tra la Cina e i paesi africani rappresentati dall’Unione Africana. Nonostante queste occasioni i paesi africani, presi singolarmente, continuano a trovarsi in una posizione di debolezza contrattuale rispetto alla potenza cinese.