Il cosiddetto scandalo di “Scommessopoli” colpì il calcio italiano, dalla Serie A ai Dilettanti, nel giugno del 2011. Nel mirino della Procura di Cremona finirono diversi giocatori e allenatori, tra cui Beppe Signori. A dieci anni di distanza, però, “Beppe 200 gol” è stato assolto con formula piena per non aver truccato nessun incontro. Una sentenza che porta nuovamente al centro del dibattito italiano il tema del calcioscommesse.

Il fatto non sussiste: Beppe Signori, 9° marcatore di sempre nella storia della Serie A, non truccò la partita tra Piacenza e Padova del 2 ottobre 2010 finita 2 a 2. L’ex attaccante di Foggia, Lazio e Bologna aveva rinunciato alla prescrizione (come non aveva fatto invece nel processo di Cremona, conclusosi nel dicembre scorso, in cui era imputato per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva) continuando a professare la propria innocenza. L’accusa era di aver sfruttato i contatti con un gruppo criminale specializzato in combine (“quelli di Singapore”) per aggiustare il risultato dell’incontro di Serie B tra emiliani e veneti. «Nessuno comunque mi restituirà questi dieci anni», le parole del tre volte capocannoniere che – oltre a due settimane di domiciliari – aveva subito anche la radiazione dall’attività sportiva. Radiazione che ora spera possa essere ritirata, riabilitandolo nell’ambiente.

La coda alle ricevitorie di scommesse, dopo l'invenzione della "schedina" del Totocalcio.
La coda in una ricevitoria di scommesse. Un’immagine ormai d’altri tempi. – Fonte: NSS Magazine

Il primo gioco a premi legale legato allo sport in Italia risale al 1946: il Totocalcio consisteva, inizialmente, nell’indovinare l’esito finale di 12 partite fra Serie A e Serie B (poi salite a 13 nel 1950 e divenute 14 a partire dal 2003) e per almeno quattro decenni costituì una vera e propria mania degli italiani. I prezzi bassi (legati alla quantità di colonne giocate), la relativa semplicità del gioco ed il fatto di essere legato a doppio filo alla più viscerale delle passioni italiche, garantì gloria certa alla schedina per quasi mezzo secolo. Parallelamente al più popolare appuntamento domenicale del dopoguerra, però, si sviluppò un fiorente mercato clandestino che, proprio negli anni di massima popolarità del Totocalcio, assurse agli onori della cronaca con quello che anche a quarant’anni di distanza resta un evento cristallizzato nella mente di tutti gli sportivi della penisola (e non solo).

Il 23 marzo 1980, al termine della 24ª giornata di Serie A e della 27ª di Serie B, la procura di Roma effettuò una serie di arresti direttamente sui campi da gioco. A finire in manette furono 13 giocatori di Avellino, Genoa, Lazio, Milan, Palermo e Perugia. Non mancavano nomi illustri: dai laziali Wilson e Giordano al milanista ed ex portiere della nazionale Albertosi. Cos’era successo? Qualche settimana prima un verduraro romano, tale Massimo Cruciani, si era presentato in questura per denunciare alcuni tesserati della Lazio, rei, a suo dire, di averlo truffato promettendogli risultati che poi non si erano verificati. Era l’avvio di quello che nella memoria collettiva rimarrà per sempre noto come Totonero. Milan e Lazio pagarono con la retrocessione d’ufficio, altri club con una penalizzazione e molti giocatori (tra cui il futuro campione del mondo Paolo Rossi) con mesi o anni di squalifica.

13 giugno 1980: inizia il processo del Totonero. Sul banco degli imputati ci sono Enrico Albertosi, Lionello Manfredonia ed il futuro campione del Mondo, Paolo Rossi.
13 giugno 1980: inizia il primo processo per scommesse clandestine nel calcio. Sul banco degli imputati, tra gli altri, Enrico Albertosi, Lionello Manfredonia e Paolo Rossi. – © ANSA

La svolta, per gli scommettitori italiani, ha una data ben precisa: 2 giugno 1998. È allora che, con il decreto ministeriale n° 174, anche il nostro paese aprì alla “puntata libera”, la possibilità cioè di scommettere su singoli eventi o su una serie di essi al di fuori della cornice dell’ormai consunta schedina o delle puntate sui cavalli. Il primo grande evento su cui si concentrarono gli appassionati dell’azzardo sportivo furono gli imminenti mondiali di Francia ’98. In un’epoca in cui Internet era ancora un mistero per la maggior parte del paese, l’unico modo per soddisfare il proprio brivido era recarsi nelle (poche) agenzie abilitate. Una vera e propria rivoluzione che gradualmente relegò il Totocalcio a totem di un mondo andato e che aprì alla crescita esponenziale di società, agenzie e modalità. Modalità che il decreto direttoriale n° 128 del 2002 estese anche al web, oggi lo strumento più usato.

Non è bastata comunque la legalizzazione delle giocate su tutti gli eventi ed in tutte le modalità ad evitare che scoppiassero altri scandali legati alla manipolazione degli incontri. La vicenda più nota riguarda proprio la Scommessopoli in cui è rimasto coinvolto lo stesso Signori. Le indagini della Procura di Cremona portarono a galla un sistema internazionale di combine che coinvolgeva calciatori e dirigenti (Antonio Conte e Cristiano Doni i nomi più altisonanti, oltre ovviamente allo stesso Beppe) dalla Serie A ai Dilettanti. Facendo emergere, al di là degli esiti dei diversi processi, un quadro tutt’altro che rassicurante in merito alla regolarità di molti incontri. A far rizzare le orecchie degli inquirenti, sono soprattutto le partite “ininfluenti” di fine stagione: i calciatori di squadre i cui destini sono già scritti sono più sensibili al richiamo di possibili guadagni extra, specialmente se il club è in difficoltà economica.

Crisitano Doni, ex capitano dell'Atalanta, esce dal carcere di Cremona., nell'ambito delle indagini su Scommessopoli. Anni dopo ammetterà di aver truccato alcuni incontri di Serie A.
Cristiano Doni esce dal carcere di Cremona. Anni dopo ammetterà l’illecito. – Fonte: Bergamo News

Tutto ciò senza calcolare le pesanti ricadute sulla psiche degli scommettitori: stando ai dati del Ministero della Salute, tra gli 8 e i 10 milioni di italiani giocano abitualmente d’azzardo e sono 1,3 milioni quelli “malati” di ludopatia. Non si tratta solo di scommesse sportive, ovviamente. Di certo, però, il bombardamento pubblicitario da parte delle agenzie specializzate gioca un ruolo determinante. Tanto che nel 2018 l’allora governo gialloverde approvò, all’interno del cosiddetto “Decreto Dignità“, una serie di norme che proibivano a bookmakers e casinò online di comparire sulle maglie da gioco. Un piccolo gesto di fronte alla vastità del potere attrattivo di un mondo che solo in Italia vanta un giro d’affari pari a 11 miliardi di euro. Questo a livello legale. Perché se c’è una cosa che in epoca di Covid non si è fermata sono proprio le scommesse clandestine. Fino al prossimo scandalo…