L’articolo è stato scritto in collaborazione con Penshare

I dati parlano chiaro: eroina, cocaina, droghe sintetiche e NPS (Nuove Sostanze Psicoattive) sono imputabili della morte di quasi 26 mila persone in Italia dal 1973, primo anno in cui si sono effettuati dei rilievi statistici, al 2019. Nello stesso 2019 si sono registrati ben 373 morti per overdose, mentre sono stati 7.480 i ricoveri in ospedale causati dall’assunzione di stupefacenti. Ammontano a 16 miliardi gli euro spesi ogni anno dagli italiani per acquistare ogni tipo di droga. Purtroppo, le statistiche ci dicono che una buona fetta degli acquirenti corrisponde alla fascia giovane della popolazione.

È bene tenere conto dei grossi cambiamenti che la pandemia in corso ha apportato anche in questo campo. Tuttavia, è importante non sottovalutare numeri così impietosi, da cui si può trarre un’unica conclusione: il problema della droga in Italia esiste, è grave e bisogna affrontarlo con il massimo scrupolo.

Servizi per le dipendenze calpestati dalla pandemia

In questa drammatica situazione, i Ser.D. (Servizi per le Dipendenze Patologiche) dovrebbero avere un ruolo chiave nella gestione delle persone più fragili. Tuttavia, l’emergenza sanitaria sembra aver messo a dura prova la loro efficienza. Il Governo ha infatti disposto la loro apertura durante l’epidemia in quanto servizi essenziali. Ma per scongiurare la diffusione del contagio sono stati riorganizzati, e molte attività soggette a sospensione. Tra i cambiamenti più significativi vi è l’interruzione delle sedute psicologiche e delle attività di gruppo, due momenti essenziali per la salute mentale del paziente.

Inoltre, per alcuni mesi non sono stati forniti agli operatori né i dispositivi di protezione individuale né le risorse finanziarie per acquistarli. Ma gli effetti più devastanti si devono all’arresto del flusso di clienti tossicodipendenti presso le comunità; tale blocco ha infatti provocato un aumento di sofferenza, disperazione e tendenza a delinquere di chi della comunità ha bisogno per sopravvivere.

La pandemia ha quindi evidenziato una serie di problematiche per i consumatori di droghe, causate dallo stigma e dall’emarginazione sociale ma anche dall’impossibilità, in molti casi, di ricevere l’assistenza sanitaria adeguata.

Come la pandemia da Covid-19 ha cambiato le sostanze ricercate e il loro reperimento

La pandemia da Covid-19 ha inciso drasticamente sullo spaccio e il consumo di sostanze stupefacenti in Italia. Il distanziamento sociale e la conseguente mancanza di occasioni di aggregazione, secondo l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), hanno ridotto la ricerca di sostanze psicoattive (cocaina prima tra tutte) per favorire la socializzazione. Si sposta così l’attenzione dei consumatori abituali su narcotici come gli oppiacei (tra cui l’eroina), nuovi oppioidi sintetici e nuove benzodiazepine, sostanze che possono essere sostitutive dell’eroina. Anche la domanda di cannabis è stimata in crescita.

La necessità di restare a casa il più possibile e i massicci controlli delle forze dell’ordine hanno determinato un calo sensibile nello spaccio da strada. Il mercato si è infatti spostato sul cosiddetto ‘deepweb’, una parte del web accessibile solo tramite determinati software. I consumatori vi cercano le sostanze classiche, eroina, hashish e cocaina, ma è in crescita il mercato delle nuove sostanze psicoattive, droghe sintetiche il cui traffico si era sviluppato su internet già prima della pandemia.

Dopo il bonifico, il venditore effettua la spedizione che può avvenire tramite corrieri di società di spedizioni nazionali e internazionali, ignari del traffico illecito. Secondo il rapporto di Europol (agenzia di polizia dell’Unione europea), sono molti i pusher che utilizzano il circuito di food delivery per effettuare le consegne.

Che impatto ha il Covid-19 sulle persone affette da disturbo da uso di sostanze?

L’ISS ha stilato un report per capire se la pandemia da Covid-19 avesse modificato le dinamiche interne ai SER.D. Per quanto riguarda la salute delle persone affette da disturbo da uso di sostanze, sono emersi diversi punti interessanti. Queste persone spesso presentano problematiche di tipo respiratorio, diabete, ipertensione, e in casi gravi anche sindromi da immunodeficienza ed epatopatie. Questo le rende più vulnerabili al Covid-19. In particolare, i pazienti con disturbo da uso di oppioidi sono a rischio per quanto riguarda le infezioni virali e batteriche. Infatti, l’eroina ha una grave conseguenza sul sistema immunitario.

L’osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze ha a sua volta condotto una ricerca sulla correlazione tra Covid-19 e le dipendenze da sostanze. Riprendiamo l’esempio dell’eroina, la quale ha come principale effetto il rallentamento e l’eventuale arresto della respirazione. Il Covid-19 può causare difficoltà respiratorie, ed è quindi possibile che aumenti il rischio di overdose tra i consumatori di oppiacei. Altri comportamenti a rischio possono aumentare la possibilità di ammalarsi di Covid-19. Tra questi, la condivisione di strumenti per l’iniezione o per l’inalazione e il consumo di droghe, che spesso avviene in ambienti affollati. Conseguenze indirette del Covid-19 su chi abusa di sostanze riguardano anche la riduzione dell’accesso ai SER.D e a strumenti puliti per l’assunzione di droghe e farmaci vitali.

Caterina Esposito, Anna Ognibene, Francesco Esile, Elisa Saladini di Penshare