Rassegnati è la rubrica settimanale che seleziona un fatto degli ultimi giorni per provare a mostrare com’è stato riportato dalla stampa italiana. Tra strategie comunicative ed errori, viene svelato il filtro che copre ogni notizia. Oggi parliamo dell’oro olimpico di Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi e dell’attenzione dei media italiani verso le loro vite sentimentali.

Dopo la conquista del gradino più alto del podio nei 100 m e nel salto in alto durante le Olimpiadi di Tokyo 2020, i media italiani hanno dedicato molto spazio al profilo dei due atleti. Oltre all’analisi delle prestazioni di Jacobs e Tamberi, alle interviste e alla lista dei traguardi sportivi già raggiunti, una grossa porzione di articoli si è concentrata sulle loro vite sentimentali. Si possono rintracciare degli elementi costanti, che mostrano un certo carico di stereotipi nella narrazione delle relazioni amorose. I ritratti delle due compagne, Nicole Daza e Chiara Bontempi, sono indicativi di come il fenomeno delle mogli trofeo (trophy wife) sia radicato.

Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi dopo la vittoria. Credits: ANSA

Il Corriere della Sera sceglie in un primo momento il titolo «Chiara e Nicole e il destino che le unisce: così è la vita a fianco di due ori (altro che donne geishe)». Innanzitutto le due donne vengono indicate unicamente attraverso il nome. La scelta potrebbe apparire legata alla volontà di tutelarne almeno in parte l’identità, ma questa ipotesi viene meno già nelle prime righe dell’articolo, in cui i cognomi fanno capolino. Inserire quindi unicamente il nome appare un chiaro appiattimento delle loro figure.

Alcune ore dopo la pubblicazione dell’articolo, la testata decide di cambiare il titolo in «Nicole Daza e Chiara Bontempi, chi sono le compagne di Tamberi e Jacobs: “Sempre insieme, la vita di coppia è condivisione”», con un virgolettato di oscura attribuzione. Chi pronuncia infatti quelle parole non è dato saperlo. Viene inoltre solo apparentemente eliminato il riferimento alle geishe, che però compare con forza nella prima riga del testo. Si legge infatti «Questo non è un pezzo sulle donne geisha, anche se siamo in Giappone». Una facile associazione Giappone-geisha che non è funzionale alla trasmissione della notizia e semplifica un intero fenomeno culturale.

Il titolo originale

L’articolo prosegue riportando il topos della donna che attende pazientemente a casa il ritorno dell’uomo vincitore. «La faccia di Jacobs prima dello sparo, gli occhi di tigre di Gimbo mentre l’asticella saliva, la certezza – comunque fossero andate le gare a Tokyo – che al ritorno a casa ci sarebbe stato un porto sicuro ad accogliere Ulisse in missione a Olimpia». Inoltre bisogna notare che le due figure femminili sono identificate non come Penelope (per mantenere il parallelismo omerico) ma come il “porto sicuro”: uno spazio inanimato, un oggetto.

Segue il ritratto di Daza, modella e influencer. Di lei viene sottolineato il ruolo materno e di cura dei due figli durante l’attività sportiva di Jacobs. Infine l’articolo si concentra su Bontempi e sul sostegno che, dalle affermazioni riportate, si situa alla base della sua relazione con Tamberi. Lui “il re dell’alto”, “un uomo non da mezze misure”, che la porta con sé nelle vittorie e nei momenti di sconforto, e lei semplicemente Chiara. Della sua vita professionale o privata, infatti, non si dice nulla. Tutto ciò viene identificato come «il dietro le quinte dei dieci minuti più travolgenti della storia dello sport italiano».

Nicole Daza

La Gazzetta dello Sport dedica alle «nuove wags» (cioè wife and girlfriends, mogli e fidanzate) il titolo «Nicole e Chiara, le medaglie più belle di Jacobs e Tamberi». Si nota subito un’asimmetria data dalla diversa modalità di citare i protagonisti dell’articolo. Le donne sono indicate con il solo nome, mentre gli uomini con il cognome. Inoltre le due compagne sono “le medaglie più belle”, dei premi per gli atleti, paragonate a quelli vinti a Tokyo 2020. Non sono presentate come individui a tutto tondo, ma come certificazioni del successo sociale dei loro fidanzati.

Subito l’articolo si apre con una sintesi delle due figure femminili: «Sono le due nuove wags dello sport azzurro: ragazze semplici, ancora fidanzate ma presto mogli […]. Nicole Daza è la futura signora Jacobs, Chiara Bontempi è invece la futura signora Tamberi». Oltre all’ormai anacronistico uso del cognome del compagno – indicativo della prospettiva con cui la testata racconta la vicenda –, vengono messe in luce alcune caratteristiche non casuali. Definirle ragazze (non donne) le infantilizza, riduce la maturità e la complessità delle loro figure. Inoltre ne viene esaltata la semplicità e, poche righe dopo, la condiscendenza, la docilità.

Di Daza, che risponde alle molte interviste della stampa, si dice che «ha detto di sì a tutti con pazienza e gentilezza […] d’altronde è fatta così: segue il compagno e fa di tutto per metterlo nelle condizioni più serene possibili». Una donna che sa stare al suo posto. Inoltre, nonostante abbia conosciuto Jacobs in discoteca, la testata tiene a specificare che «la storia si è fatta subito seria» con l’arrivo di due figli. Anche di Bontempi si loda il carattere riservato e il profilo si apre informando il pubblico che «non hanno eredi, ancora». L’articolo si chiude citando la sua dedizione all’esercizio fisico, un dettaglio che chiude il quadro della perfetta fidanzata per un atleta.

Chiara Bontempi

Sky TG24 si concentra su Daza e la definisce «la mamma di Anthony e Meghan». Dopo questo profilo estremamente sintetico, l’attenzione passa a Jacobs e ai suoi successi: «Dal trionfo alle Olimpiadi all’altare, due traguardi del tutto diversi ma ugualmente importanti». Ancora una volta la medaglia d’oro e la relazione sentimentale vengono equiparate e mostrate come indici del suo trionfo sociale e professionale.

Si ritorna a Daza solo nella conclusione dell’articolo, per raccontare che «Di Nicole Daza non si sa molto se non che è una ragazza semplicissima, innamorata della sua vita e della sua famiglia». La genuinità e l’attaccamento alla vita domestica vengono ripresentati come elementi centrali di una relazione che, secondo questa lettura, dovrebbe aver influito sulla prestazione di Jacobs alle Olimpiadi.

Anche La Repubblica, infine, sceglie di indicare Bontempi solo attraverso il nome («la fidanzata Chiara»), ma non si ferma qui. Nel breve articolo che accompagna il video del ritorno di Tamberi a Casa Italia, infatti, la si descrive così: «è la figlia di Piergiorgio Bontempi, uno dei piloti più forti della storia del mondiale Superbike, tanto da essere inserito nella hall of fame del campionato». Non si racconta altro di lei. La sua figura risulta estremamente appiattita e basata su quella del fidanzato prima e del padre poi.

I titoli delle testate considerate: Il Corriere della Sera, Sky TG24, La Gazzetta dello Sport, La Repubblica

In conclusione, le costanti presenti in questi (e altri) articoli mostrano quanto sia radicato il ricorso alla moglie trofeo nella narrazione delle relazioni amorose che coinvolgono individui di rilievo, in particolare gli atleti. L’obiettivo di tale modo di riportare i fatti è esaltare le figure di Jacobs e Tamberi, a scapito però delle fidanzate. Le due relazioni non vengono considerate come dinamiche articolate messe in atto da individui complessi, ma come strategie per aumentare il prestigio degli atleti.

Inoltre i ritratti di Daza e Bontempi riportati si basano su una visione stereotipata e limitante delle figure femminili. Le due sono per lo più madri amorevoli o fidanzate riservate, disponibili, docili e pronte a farsi da parte. Ridotte esclusivamente a figlie e compagne, diventano la conferma ultima del successo sociale e professionale degli uomini che hanno accanto. Il culmine della loro oggettificazione.