L’archeogenetica fa luce su uno dei più grandi misteri dell’Italia antica
L’origine degli Etruschi rappresenta da sempre un mistero. Il popolo collocava la propria nascita intorno all’XI-X sec a.C. Fin da subito rappresentò una delle civiltà più influenti e dominanti nello scenario italico. I centri principali occupavano gran parte del territorio tirrenico: Toscana, Lazio e Campania che presto incorporò un’area estesa della pianura emiliana fino al Delta del Po. Gli Etruschi diedero vita e impulso all’arte italica e furono grandi estimatori dell’artigianato greco che, anche grazie a loro, si diffuse presto in tutta la penisola.
Le fonti riguardo all’antica stirpe tirrenica sono molteplici. Come mai allora tanti dubbi sulle sue origini? Già Massimo Pallottino, nella prima edizione del suo manuale di etruscologia, pubblicato nel 1942, tentava di spiegarne le diverse linee interpretative. Il secondo capitolo della sua opera si intitola proprio: “Il problema delle origini etrusche”, rivelando quindi l’incognita che ancora aleggiava tra gli studi più facoltosi. Insomma, nessuno ancora era venuto a capo di questo mistero, di fatto un “problema”.
Provenienza o formazione?
Le ipotesi descritte da Massimo Pallottino sono essenzialmente tre: 1) gli Etruschi provenivano dall’Oriente; 2) gli Etruschi provenivano da nord; 3) gli Etruschi erano autoctoni. La c.d. tesi orientale sosteneva che gli Etruschi fossero originari del Vicino Oriente, più esattamente che provenissero dall’Egeo, forse, gli abitanti di Lemno. In favore di questa ipotesi vi erano due fattori non trascurabili: la somiglianza tra la lingua etrusca e quella lemnia e la presenza di certi TrŠ.w, che verrebbe da tradurre “Tirreni”, nei documenti antichi egizi. I Tirreni infatti facevano parte di quei Popoli del Mare che a più riprese invasero l’Egitto. Di questi faceva parte anche il popolo degli Shardana, identificati da alcuni studiosi con i Sardi.
La tesi settentrionale sosteneva una discesa degli Etruschi dal nord transalpino. La tesi dell’autoctonia si sviluppò invece sulla testimonianza di Dionisio di Alicarnasso che descriveva gli Etruschi come un popolo indigeno chiamato Rasenna.
Tre teorie affascinanti che, come scriveva Pallottino, contengono elementi di validità, ma anche elementi negativi. Per questo lo studioso preferì considerare il concetto delle origini degli Etruschi in termini non più di “provenienza” quanto più di “formazione”.
Quando la genetica incontra l’archeologia
Il 24 settembre 2021 il sito di Science Advance ha pubblicato un articolo dal titolo: The origin and legacy of the Etruscans through a 2000-year archeogenomic time transect. La lista di nomi di chi ha collaborato alla ricerca è lunghissima e coinvolge ricercatori dalle Università di Firenze, Ferrara, Siena, Tubinga e Jena e il Museo della Civiltà di Roma. L’intento è quello di risalire non solo alle origini etrusche, ma anche ai lasciti del loro patrimonio genetico. Per questo sono stati estratti campioni di DNA da 82 individui vissuti nell’Italia centrale durante un arco cronologico molto vasto: dall’800 a.C. al 1000 d.C.
Il punto di partenza era lo studio sul DNA mitocondriale dei Toscani moderni che mostrava affinità col genoma anatolico. Questo sembrava spiegare l’origine orientale degli Etruschi, eppure tra il genoma toscano moderno e quello etrusco antico sembrano avvenire dei cambiamenti. Questo fatto doveva essere spiegato con un’evoluzione del genoma nel tempo.
Cugini dei Romani
Lo studio condotto sul genoma etrusco ha individuato delle continuità con quello romano e italico. Ma c’è di più. Latini, Italici ed Etruschi avrebbero avuto degli antenati in comune risalenti all’Età del Bronzo: ossia le genti della steppa Eurasiatica. Questo dato è molto importante perché testimonierebbe un’influenza indoeuropea nella formazione, non solo culturale, bensì genetica, della popolazione etrusca.
Dopodiché, il genoma etrusco sembrerebbe rimasto pressoché invariato fino al termine della Repubblica romana. Con l’inizio dell’Impero, l’arrivo di stranieri e schiavi dal Mediterraneo orientale portò invece a nuove contaminazioni. I risultati della ricerca hanno dimostrato un ruolo determinante svolto dall’Impero Romano nella definizione di un profilo genetico nell’Europa del sud.
Il mistero continua…
Eppure, gli irrisolti permangono. Ciò che gli studiosi continuano a domandarsi è: ma allora la lingua etrusca da dove viene? La lingua degli Etruschi infatti, a differenza del latino e delle altre lingue italiche, non mostra un’origine indoeuropea. Gli scenari possibili sono molteplici e accettano l’ipotesi di diverse contaminazioni etniche avvenute in più fasi diluite nel tempo. La nascita dell’etrusco è forse da collocare in un periodo precedente la contaminazione indoeuropea e mostra affinità con il retico e con il lemnio.
“If the Etruscan language was indeed a relict language that predated Bronze Age expansions, then it would represent one of the rare examples of language continuity despite extensive genetic discontinuity”
Il caso rimane dunque aperto. Ma è giusto che permanga un po’ di mistero a rendere ancora più intrigante una delle civiltà più influenti del nostro passato.