Rassegnati è la rubrica settimanale che seleziona un fatto degli ultimi giorni per provare a mostrare com’è stato riportato dalla stampa italiana. Tra strategie comunicative ed errori, viene svelato il filtro che copre ogni notizia. Oggi parliamo dell’aula vuota della Camera davanti alla ministra Elena Bonetti e della manipolazione delle notizie da parte dei media.

La fotografia scattata a Montecitorio lunedì 22 novembre ha fatto presto il giro del web. Si vede la ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti discutere davanti a sole otto persone. L’argomento era il contrasto della violenza di genere e, in particolare, quali interventi andrebbero fatti per raggiungere tale obiettivo. Dei 630 membri della Camera, però, solo otto sono stati i presenti. L’episodio è subito diventato simbolo di un Paese che non presta attenzione alla violenza sistemica che colpisce le donne e che non interviene, anche economicamente, per porvi rimedio.

Nella mozione presentata da Bonetti si parla in particolare del reddito di libertà, che sarebbe destinato alle donne vittime di violenza per ristabilire la propria autonomia anche dal punto di vista economico. Una proposta che ha fatto discutere a lungo, perché non volto alla prevenzione del fenomeno, alla sua estirpazione alla radice, ma a tamponarne le conseguenze.

A prescindere dal contenuto della mozione, l’assenteismo delle deputate e dei deputati ha un’altra spiegazione. Il lunedì è il giorno in cui i membri della Camera devono dedicare ai propri impegni nei territori, quindi molti di loro non hanno avuto la possibilità di presenziare alla seduta. Inoltre si trattava di una discussione generale, non della votazione della mozione. I parlamentari non erano quindi tenuti a essere presenti e, per quanto si possa discutere sulle strategie italiane per affrontare la violenza di genere, il discorso di Bonetti davanti a un’aula quasi vuota è visto come simbolo solo compiendo un atto arbitrario.

È decisamente «il caso che scatena le polemiche sui social», come scrive La Stampa nel titolo del suo articolo. Viene richiamata la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre) tenutasi pochi giorni dopo la seduta in questione e alla luce della quale l’immagine di Bonetti in un’aula deserta fa ancora più rumore. Dopo un breve inciso sull’abbigliamento della ministra, si passa alle dichiarazioni di altri parlamentari coinvolti. Sono per lo più interventi che sottolineano il vuoto nella Camera per creare sdegno e una facile polemica. L’articolo si chiude riprendendo le dichiarazioni della deputata Giuditta Pini, che sui suoi profili social ha fatto chiarezza sull’accaduto.

Anche l’articolo de Il Fatto Quotidiano mantiene la stessa struttura nel trasmettere la notizia. Vengono riportate le dichiarazioni di alcuni dei membri presenti e si lascia poi spazio al discorso della stessa Bonetti. Vengono illustrati i punti salienti della sua argomentazione, l’impegno del dipartimento per le Pari opportunità sul tema e alcuni dati. Non si spiega però la ragione di quell’aula vuota che scatena tanto sdegno in apertura.

La7 riserva alla notizia solo poche righe e la strategia comunicativa è la stessa delle testate già considerate. L’assenza di deputati in aula diventa la protagonista dell’articolo, senza però essere spiegata.

Fanpage.it, infine, si chiede fin dal titolo: «è questo il profondo impegno?». Nell’incipit si paragona la ministra Bonetti a una donna che ha subito violenza lasciata sola e inascoltata. Il paragone risulta fin troppo forzato ed esasperato dai «numeri della violenza sulle donne» presentati in seguito. Questi dati sono importanti, fondamentali per comprendere il fenomeno degli abusi perpetrati sulla base del genere, ma non bisogna dimenticare perché quell’aula della Camera era deserta.

Quando chi legge o ascolta le notizie è particolarmente sensibile ad alcuni temi, capita che le informazioni vengano parzialmente manipolate per essere più rumorose. Si punta l’attenzione su alcuni dettagli della vicenda – qui l’aula vuota – senza considerare il resto. La notizia diventa allora un simbolo, l’immagine perfetta per dar voce a ciò che crediamo di sapere già. Eppure non sempre i fatti hanno una spiegazione così semplice. Per quanto in Italia ci sia la necessità di attuare delle misure per contrastare la violenza di genere, non è contestando l’assenza delle deputate e dei deputati alla Camera che si riesce nell’intento.